sabato 27 agosto 2016

Something More

Sabato sera Sally insiste perché sua figlia e il suo protetto rimangano a festeggiare la nascita del suo primo figlio maschio (riconosciuto, pensa Mare). Lei evita il neonato il più possibile, con la scusa di non disturbare lui e la madre, e si va invece a fare il bagno nella profonda piscina che suo padre ha fatto scavare nel giardino terrazzato. Galleggia sulla schiena e osserva il cielo, poi prende un respiro profondo e si lascia affondare nell'acqua. Inizia a contare.

A sessantacinque secondi, Marcus la prende e la riporta in superficie. "Non starai mica provando ad affogare per dispetto, honey bunch?", le chiede con un sospiro, togliendole i ricci zuppi dalla fronte, "e neanche ventiquattro ore dopo il tuo bel matrimonio, è una morte un po' troppo rock n' roll per qualcuno che sta provando a diventare una persona seria e rispettabile?"

Mare si passa i palmi sugli occhi pieni di cloro e si agita scontenta. "Dov'è finita tua moglie, mh?", infierisce lui, scuotendo il capo. "Ha bisogno di qualche giorno, aggiusteremo tutto", fa lei.
"E' già rotto?"
"Lo stai adorando, non è così?"
"Non adoro mai vederti tutta triste, you funny valentine, ma non posso dirti di non essere almeno un po' felice quando i tuoi tentativi di calpestare il mio povero cuore ti portano un po' sfortuna."

Rimangono a galleggiare per un po'. Senza neanche permetterle di accorgersene, Marcus la indirizza lentamente verso il bordo piscina, dove può tenerla meglio sotto controllo. La vede vibrare di fastidio solo quando si rende conto di non essere più dove l'acqua è più alta. "Sei un egocentrico e un prepotente. Perché continui a girarmi intorno? Perché sei qui? Perché sei a casa di mio padre? Non sei già famoso abbastanza senza tutta questa pubblicità?"
"You lil' scamp, pensi davvero questo? Che sono io che ti sto intorno? Sono dieci anni che ci pigliamo e ci lasciamo, non pensi di aver avuto nessuna parte in questo?"
"Sono anni che non stiamo più insieme. Che ti dico di lasciarmi in pace."
"Sono anni che mi chiami alle due di notte e mi dici di correre da te. Ogni volta che ti viene un prurito. Io ho fatto tutto quello che volevi. Mi sono messo delle parrucche improbabili perché non mi riconoscessero quando entravo nel tuo palazzo mentre eri in campagna elettorale.”
"L'unica cosa improbabile sono i tuoi capelli veri..."
"... Ho detto in tv di andare a votare per te. Non mi sono mai lamentato..."
"Sei andato al letto con mezza Los Angeles."
"Non mi hai mai chiesto di aspettarti. Neanche quando volevo farlo: mi hai detto vai, togliti di torno. Ti ho chiesto di sposarmi tre volte e hai detto sempre di no."
"Eri ubriaco tutte e tre le volte. Sei andato al letto con Ivy Rose mentre stavamo insieme e ti sei fatto fotografare per tutta Hollywood."

Marcus sorride tristemente e scivola verso il basso fino ad avere il mento nell'acqua. Ma, conoscendo la sua propensione alla fuga, la intrappola anche tra le proprie braccia, agganciando le mani al bordo della piscina, oltre i fianchi di lei.

"Ho fatto una cazzata. Ti ho chiesto scusa mille volte. Ma Mirabe, ci conosciamo da dieci anni e non mi hai mai detto che mi ami. A un certo punto anche una persona con 'un ego smisurato come il mio' delle domande se le fa. E le ho fatte anche a te. Ma non mi hai mai risposto. E io continuo ancora a fartele: mi hai amato, almeno un po'?"

La domanda le sembra semplicemente assurda, ma non sa dire il perché. "Certo che sì. Te lo dicevo sempre."
Marcus scuote il capo. Lo spostamento del naso sul ciglio dell'acqua propaga onde basse che si infrangono sulla pelle di lei. "No, non me l'hai detto mai. Neanche una volta da quando ti conosco. Non l'hai detto neanche adesso." sospira. "L'hai mai detto alle tue fidanzatine o ai tuoi hot daddies? O a tua moglie che conosci da poco più di un mese, per quello che vale? E da quando vuoi sposarti, comunque? Non volevi aspettare fino ai quar--"
"Fino ai quarant'anni? No: è una cosa che ho detto a te perché mi lasciassi in pace e smettessi di coprirti di ridicolo."

Marcus soffia dalle narici, ma sott'acqua: sulla superficie arriva solo un borbottio di bolle. 

"Perché non te ne sei andato, allora?"
"Te l'ho detto, chocobun: perché ti amo. E perché so per certo che ti piacevo anche quando non ero ricco e famoso, ma solo un post adolescente senza un quattrino alla ricerca di gloria. E mi fido di te perché sei troppo bella e ricca per voler qualcosa da me, e tu puoi fidarti di me per lo stesso motivo. Guardami: ti sei sposata e sono ancora qui. Di quanti ex innamorati puoi dirlo, ah?"
"Pensi che ci lasceremo."
"E' partita senza di te..."
"Abbiamo trent'anni, la risolveremo... faremo dei piani, abbiamo l'età giusta per una famiglia, per una vita che sia..."
"Mi dispiace lovely dove, ma penso vi siate già lasciate."

Lo dice pieno di delicatezza, ma non si preoccupa neanche per un attimo di provare a sembrare dispiaciuto. Invece gli fa scivolare il naso sulla pancia e poi va sott'acqua. Le bacia l'ombelico, l'orlo del bikini mentre le poggia le mani sui fianchi. Lei lo scalcia via piena di fastidio e si tira in su, a sedere sul bordo piscina. Lui riemerge e sospira, nuotando pigramente all'indietro. 

"C'è un mondo intero là fuori che ti riterrebbe la persona più fortunata della terra, pretty punk, lo sai? Che hai che non ti va mai bene niente? Che devi essere il pesce più grosso dello stagno, cambiare il mondo, e ora una famigliola allegra? E i cuccioli con o senza ali? Se fossi Tish lo capirei, ma a te che ha mai fatto il mondo per renderti così scontenta?"
"Non ho tempo da perdere."
"Siamo in mezzo al nulla e l'alternativa è andare a contemplare un ragazzino che somiglia al mio alluce e che ti chiamerà sister per il resto dei tuoi giorni, ammesso che Sally non lo molli come fa di solito, quindi direi che non ci corre dietro un cazzo di nessuno. Che hai? Che vuoi? Cosa diavolo vuoi, Mirabe Sherman?"

Non ha bisogno di alzare la voce per suonare finalmente ostile.

"Non te", sbotta seccamente lei mentre si alza in piedi. Cerca un asciugamano mentre il cuore le batte direttamente in gola. "Non una vita passata a fare il pagliaccio per intrattenere il pubblico, ad accumulare cose inutili, statuette inutili, persone inutili, per poi morire ed essere ricordata se tutto va bene come la migliore clown tra tutti i clown. Non questo. Voglio qualcosa di meglio e lo voglio presto, okay?"

Marcus scuote il capo, deluso, e scompare sotto il filo dell'acqua, mentre lei continua a urlarglielo dietro: voglio qualcosa di meglio, Marcus, mi hai capito? Voglio qualcosa di più.