HYPERBOREANS



HYPERBOREANS

di Mare Sherman


Titolo

Il titolo del libro si riferisce agli Iperborei, una popolazione fantastica della mitologia greca, abitanti di Hyperborea, una terra descritta come localizzata "oltre il vento del Nord" in cui il sole non tramonta mai.

Cenni Generali

Hyperboreans si sviluppa sull'incrocio di un romanzo, un'autobiografia e un saggio politico-utopico. Lontano d'avere un impianto narrativo tradizionale, è fatto in modo che ogni capitolo racconti o un evento significativo della vita della narratrice (Mare Sherman), in prima persona, o di uno degli altri personaggi principali, in terza persona. Di dieci capitoli, ognuno di una quarantina di pagine, tre sono puramente narrativi, mentre gli altri sette incrociano la narrativa al trattato politico e all'inchiesta giornalistica, mantenendo tuttavia uno stile raffinato ma schietto ed estremamente chiaro. La scrittura mantiene una proprietà asciutta, quasi viscerale, lasciando una fine ricercatezza alla struttura del libro, dei capitoli e del pensiero esposto. Sorprendentemente, nonostante la varietà stilistica, il lavoro resta coeso, coerente, ogni capitolo collegato all'altro da un nucleo tematico fondamentale ed estremamente solido: l'identità superumana negli Stati Uniti del ventunesimo secolo.

Contenuti

Il romanzo segue - non sempre cronologicamente - le vite di personaggi superumani:

Parte dalla narratrice: Mirabe "Mare" Sherman, adottata da bambina assieme a sua sorella gemella da una famiglia di stelle di Hollywood, cresce nel privilegio e passa parte dell'infanzia e tutta l'adolescenza a fingersi pubblicamente un'umana nonostante la sua mutazione - la capacità di volare -, a preoccuparsi di inserirsi quanto più possibile nel mondo dei suoi genitori adottivi, a macinare disagio e risentimento che fiorisce in una serie di disturbi alimentari che quasi la uccidono. Contemporaneamente, sua sorella - Tirunesh "Tish" Sherman, incapace di ritirare le ali e quindi apertamente conosciuta come mutante -, originariamente di carattere aperto e intraprendente, si ritira sempre più in se stessa, fino a cadere vittima di un attacco razzista che la ferisce gravemente e la lascia perennemente incapace di usare le proprie ali per volare. Mentre Tish diventa sempre più fragile, sottraendosi al mondo il più possibile, Mare fa coming out e inizia la sua attività per i diritti dei superumani. Il racconto continua toccando la sua candidatura a sindaco di Los Angeles (presentata come una sfida persa in partenza, ma consapevolmente intrapresa per avere un palcoscenico su cui parlare di diritti superumani); la fondazione di Mutiny e l'attacco razzista subito alla sede da parte del gruppo Hunter-X, che uccise un membro del movimento e risultò nel rogo dell'intera libreria, con tutti i suoi cinquemila volumi; la catena umana di fronte all'anagrafe centrale in seguito all'approvazione dell'SSA e la notte passata in cella insieme agli altri Ammutinati; l'impegno per il Quartiere Mutante nella North Town, sorto dalla ribellione e il barricamento di una comunità superumana nella North Town, risoltosi in un disastro giudicato evitabile.

Il racconto si sofferma spesso sui difficili rapporti tra umani e superumani sia al livello personale (con i suoi genitori, i suoi amici, le sue compagne e i suoi compagni - tra cui qualcuno potrà riconoscere il profilo della famosa rockstar Titus Red, frontman dei Cons, seppure il nome del personaggio sia cambiato in Francis "Frank" Cross -) che al livello collettivo (le varie proteste dopo lo stabilimento di Mutiny nel Southside da parte dei residenti), portando anche esempi romanzati ma reali raccolti da casi di cronaca e testimonianze dirette. Il concetto in cui i vari racconti si configurano sembra essere quello della lunga storia di esclusione e rifiuto a cui gli umani hanno costretto la comunità superumana, i continui tentativi dei superumani di adattarsi ai desideri degli umani in nome dell'integrazione (la missione della Young Gifted School viene citata più volte), il chiaro fallimento di quelle politiche di convivenza e appeasement sfociate nel disastro civile dell'SSA, la necessità di una comunità superumana unita sotto la bandiera di una nuova missione.

La narrazione prende poi le distanze dalle strette vicende biografiche della protagonista e di sua sorella, e si addentra invece in quella di una miriade personaggi secondari orbitanti attorno a Los Angeles, a Harvard, a Philadelphia e Mutiny. Quelli che maggiormente spiccano e a cui è dedicato più spazio sono due:

Jonathan Wood è descritto come un mutante di una trentina d'anni, un giocatore di football, un gettonatissimo quarterback di cui i bambini si scambiano le figurine e un mutante non dichiarato né registrato, che ha passato gli ultimi anni a nascondere la propria natura per il timore che la sua immagine e la sua carriera ne vengano completamente rovinati (negli Stati Uniti, salvo rare eccezioni, le leghe sportive non consentono la partecipazione ai superumani). Jonathan è un pirocineta ed è quindi in grado di manipolare il fuoco e ricoprirsene, conosce la protagonista a Los Angeles durante la gioventù e vi rientra in contatto anni più tardi, confidandole la propria natura mentre inizia a subire i primi sintomi fisici di un potere che richiederebbe uno sfogo costante che lui, per forza di cose, non può permettersi. Durante il romanzo Jonathan finisce in ospedale un paio di volte per problemi legati alla repressione del proprio potere, e la sua parabola è segnata da una relazione di estrema vicinanza ma anche di vivo conflitto con la protagonista, che vorrebbe da lui un coming out e un maggiore coinvolgimento nella causa superumana. Dalla sua storia si sviluppa la parte più prettamente giornalistica: la catalogazione e analisi di numerosi casi di superumani che hanno compromesso la propria salute - fisica e mentale - perché impossibilitati dalla legge a esprimere la propria natura usando i poteri di cui sono dotati. Il discorso viene poi ricondotto sul piano della narrazione: il rapporto tra Jonathan e Mare si sfalda, si sfilaccia, lasciando dietro di sé contatti sporadici e l'amarezza di una sconfitta individuale, ma anche politica e civile, descritta in modo vivido, quasi viscerale.

 Francis "Frank" Cross è un umano, ed è famoso anche lui, ma nel campo musicale. Creatosi dal nulla con un po' di fortuna, molta ostinazione e una buona manciata di contatti (tra cui quelli che acquisisce tramite la protagonista), è legato a Mare da un rapporto pieno di alti e bassi che va avanti da quasi quindici anni. Viene descritto come la persona che meglio conosce Mare, e allo stesso tempo nell'excursus narrativo viene presentato come, seppur di buona volontà, fondamentalmente incapace di comprendere concretamente la condizione dei superumani negli Stati Uniti, con tutti gli scompensi e le frustrazioni che può creare al livello individuale. Nel corso della narrazione i due si allontanano e si riavvicinano, si scontrano e si riappacificano, litigano furiosamente e si feriscono. Il discorso che germoglia dalla parte narrativa trova poi solidità nella parte saggistica: rielabora numerosi studi di psicologia e sociologia che dimostrano come le risposte emotive e cognitive di un essere umano varino in base alla sua posizione come soggetto o come osservatore esterno di una data situazione (intellettualmente una persona potrebbe decidere che potendo scegliere tra l'uccidere un agnello per sfamare un animale in via d'estinzione e far morire l'animale in via d'estinzione sia preferibile la prima opzione, ma messo davanti alla necessità di uccidere l'agnello con le proprie mani non sia in grado di farlo), sostenendoli poi con esempi di cronaca, che rafforzano la tesi secondo la quale l'esperienza diretta abbia più valore della sola comprensione logica di un problema, e che le uniche persone che hanno voce in capitolo su un problema sono le persone che lo vivono in prima persona. La conclusione è che anche gli umani con la mente più aperta e meglio intenzionati non potranno mai capire a fondo la questione superumana, e un governo votato da una popolazione per la stragrande maggioranza umana non sarà mai in grado di produrre leggi che non condannino i superumani a una vita passata a negare la propria natura.


Conclusioni

Il libro tira le fila di un ragionamento lucido, dotato di una logica interna stringente che parte tuttavia da un assunto: non esistono oggi, negli Stati Uniti, le condizioni necessarie al sostanziale cambiamento di cui la comunità superumana ha bisogno: la maggior parte della popolazione teme i superumani e desidera maggior controllo sulle loro esistenze e i loro poteri, come l'approvazione e il sostegno popolare all'SSA ha dimostrato. I superumani, viene sostenuto, vengono tutti i giorni sfruttati dal governo statunitense (nella Superhuman Control Force, nella Young Gifted School, etc etc), arrivano a salvare letteralmente il mondo (come ha dimostrato l'ampissimo impiego di mistici nel più recente allarme sulla reciproca distruzione di due dimensioni), ma in cambio ricevono solo limitazioni, mortificazioni e umiliazione. 

Perché la popolazione superumana possa vivere con giustizia, libertà e dignità (concetti che vengono richiamati spesso in tutto il libro), occorre che possa fondare un nuovo stato indipendente, una Nazione Superumana su un territorio concesso dagli Stati Uniti che possa prosperare delle abilità dei superumani usate in maniera libera e responsabile, per il bene comune quanto per l'appagamento della propria natura individuale. I poteri dei superumani sono una risorsa per l'intera società, i mutanti un'evoluzione che va assecondata pacificamente piuttosto che costantemente castrata.

L'autrice immagina grattacieli costruiti con la forza della mente, fonti di energia pulita potenziate dall'intervento superumano (per esempio mutanti in grado di controllare il tempo atmosferico per fornire una riserva costante di energia eolica), incendi estinti da superumani in grado di controllare il fuoco o i livelli di umidità, telepati e psicometri impiegati in tutte le forze dell'ordine che potrebbero risolvere omicidi e rapimenti in un decimo del tempo consueto, etc etc. Immagina, insomma, una nazione dove sia possibile vivere in maniera dignitosa e pacifica, uno Stato che offra ai suoi cittadini superumani sicurezza e libertà di esplorare e compiere la propria natura in cambio del loro impegno per far funzionare la società al massimo delle sue potenzialità.

La natura utopistica del concetto è bilanciata (ma non affondata) da considerazioni di natura più realistica, seppur non ci si addentri mai nei tecnicismi. Il futuro, sembra essere la morale degli ultimi paragrafi, è ancora tutto da scrivere, e tocca a noi prendere in mano la penna.


Citazioni


«Esiste - e ora posso avvertirlo chiaramente - una dissonanza di fondo tra ciò che facciamo, come comunità, e ciò che ci viene fatto, ed è assordante. Veniamo usati per salvare non solo questo Mondo, ma anche quelli ad esso paralleli; veniamo usati nella Superhuman Control Force per mantenere l'ordine, veniamo usati quando è conveniente e quando possiamo rischiare la vita per il "bene comune". Allo stesso tempo, non ci viene garantito il diritto alla privacy, né quello alla libertà personale. Non godiamo della basilare giustizia e dignità che dovrebbe essere garantita a ogni essere umano, e cambiare un articolo del VPA o protestare contro l'SSA non cambierà questa verità fondamentale: che siamo usati come strumenti, animali da lavoro; che alla fine della giornata veniamo ricondotti nel nostro recinto e ci viene chiesto di ringraziare mentre i nostri carcerieri si assicurano di dare tre mandate piene al lucchetto che tiene il cancello.»

«Dopo anni passati a lottare per i diritti dei Superumani, mi sono dovuta chiedere perché non riuscissimo a fare passi in avanti. Me lo sono chiesta per settimane, poi per mesi, e ho finalmente capito nel momento in cui ho dovuto inventare l'ennesimo modo per spiegare a un pubblico di umani cosa voglia dire, per quelli come noi, vivere senza usare i propri poteri. Ho passato anni della mia vita a raccontarla così: immaginate che, nati con due gambie e due braccia, i polsi vi fossero legati, le caviglie incatenate, e alla vostra richiesta di spiegazioni vi dicessero che quei piedi possono essere usati per scappare e quelle mani per dare pugni, che è quindi necessario che rimangano immobilizzati per il resto della vostra vita. Ad altri ho chiesto: accettereste di fare esperienza del mondo solo con gli occhi e con l'udito, ma senza poter toccare niente, assaggiare niente, sentire l'odore di niente? Ma fiumi di parole non sono stati sufficienti a far capire veramente ciò che per me era ovvio, e che per tutti i superumani è ovvio. Continuare per un altro decennio a ripetere le stesse cose non permetterà agli umani di camminare nelle nostre scarpe. E se la mancanza di empatia o l'incapacità di immedesimazione non sono colpe loro, non sono neanche nostre. E' barbaro continuare a imporci di scontarle sulla nostra pelle. Se la maggioranza degli umani continuerà a votare per mandare al potere governi razzisti, non dovremmo anche noi avere una voce in capitolo sulla nostra vita?»

«Molti prima d'ora ha definito le mie idee sovversive e anti-americane, e non dubito che ve ne saranno altri. A loro ho preso l'abitudine di rispondere citando quello che si potrebbe definire il documento più americano che sia mai esistito: la Dichiarazione d'Indipendenza del 1776. Sono celebri le parole con cui Thomas Jefferson dichiara, nel preambolo, che tutti gli uomini sono creati uguali con alcuni diritti inalienabili: quello alla Vita, alla Libertà e alla ricerca della Felicità. Meno persone ricordano quanto viene detto poche righe dopo: che i poteri del Governo derivano dal consenso dei governati, non il contrario. Che "quando una lunga serie di abusi e di usurpazioni, mirate invariabilmente allo stesso scopo mostra il progetto di ridurlo sotto un dispotismo assoluto, è suo diritto, è suo dovere rovesciare tale governo e procurare nuove salvaguardie per la sua futura sicurezza." La stessa Dichiarazione d'Indipendenza, cioè, sancisce il Diritto alla Rivoluzione da parte delle minoranze oppresse, e nel suo stesso nome è contenuto ciò che ha permesso la creazione degli Stati Uniti d'America: la pretesa di Indipendenza da un oppressore.»

«E se possiamo farlo - per migliorare la nostra vita e la vita di tutti quelli come noi che seguiranno, dei nostri figli e dei loro figli - se possiamo farlo, non diventa forse nostro dovere