Lei schiude gli occhi, stende di lato il braccio sano e prende la bottiglietta d'acqua in cui sua madre ha infilato una cannuccia. Fa qualche sorso mentre lo mette a fuoco. "I tuoi capelli sono ridicoli", considera con un sospiro, e Marcus - ma è più noto al mondo come la rockstar dei Cunts, Titus Red - sorride molesto, contento di avere a che fare con la Mary che conosce piuttosto che con una palla di piume ferita e depressa. Forse, da qualche parte, sa che ciò che Mirabe mostra e ciò che Mirabe sente sono concetti che di rado camminano parallelamente, ma in fondo non gli importa.
Lei, d'altra parte, gli ha sempre perdonato tutto. Non gli dice niente - se non un mugolio un po' sofferto - quando lui le si va a schiantare accanto, sul letto, e le circonda la testa tra le braccia baciandole l'occhio sano (a schiocco) e quello pesto (più delicatamente). Una tale invasione del proprio spazio personale Mare l'ha concessa di rado, e mai con la naturalezza vagamente rassegnata che adopera ogni volta che Marcus le gira attorno.
"Ma non ti fa schifo scoparti un vecchio?" lamenta lui, fingendo una vaghezza che non gli appartiene, un trucco che lei potrebbe presto riconoscere se non avesse la testa appesantita da antidolorifici e dolore troppo forte per essere sopito dal mix di farmaci che le gira nelle vene. Invece di negare, gli dice che "un giorno saremo vecchi anche noi". Marcus sorride. "Ma io a quarant'anni avrò fatto abbastanza soldi da mettere la testa a posto, honey bee, pretty punk: ti sposerò e faremo una marea di bambini di cui incasineremo il cervello insieme. Gli diventa duro almeno? O devi passare le ore a ballargli intorno?" Le bacia una guancia e poi il collo, mentre il petto di lei singhiozza l'intenzione di una risata. "Non ti sposerei fossi l'ultimo uomo rimasto al mondo, Marc." Ruota il capo e gli poggia le labbra sulla tempia, spingendo con la testa per allontanargli la bocca dalla propria pelle.
Lui si vendica stampandole un bacio sulla bocca un attimo prima di rotolare giù dal letto. Si rialza sbuffando, dopo aver fatto a tentoni un metro pieno, e la prima cosa che fa è solleticarle la pianta dei piedi per farla mugolare di fastidio deliziato. "Vai a chiamare qualcuno, mi sta scoppiando la testa." Marcus le fa il verso e ciondola fino alla porta. Proprio mentre sta abbassando la maniglia, Rachel Carson fa il suo ingresso, impeccabile come suo solito. Guarda Marcus, e il suo sguardo basta - come al solito - a farlo schiacciare contro un muro. Poi cerca sua figlia, la vede sorridere ammaccata dal dolore di un'emicrania. "E' successo qualcosa alla sede del Philadelphia Doubter", la informa, ma è solo un preambolo: "questa città è piena di squilibrati, appena ti dimettono torni in California con noi." Marcus sorride tronfio, mentre il cuore di Mare Sherman sprofonda nel buco nero del terrore. "Una volta tanto", dice lui, "sono d'accordo con la signora."