domenica 29 gennaio 2017

You, Me (1)

REPERTO A

Giugno 2012, Health Clinic Garden, California

- Secondo me è una cazzata che è nata in testa a tua madre... stavi bene, stavi lavorando.

Marcus è un ragazzotto senza rughe tra i ventitré e i ventiquattro anni, e quanto è successo negli ultimi mesi gli pare ridicolo. Lui e Mare Sherman si conoscono da nemmeno un anno, ma nella loro amicizia hanno bruciato le tappe, e lui è sempre stato brillante nel conquistare l'attenzione. Tamburella le dita sul tavolo che li divide, guardandosi attorno con diffidenza. Gli sembra l'ora di visita di una prigione di bassa sicurezza.

- Tu come stai...?
- Dico, ti prendono e ti buttano in questa gabbia e tu dovresti starci? Tu come ti senti? Ti senti bene, no?
- Sì... sì, certo. Non dovrei essere qui, sto bene.

Mare Sherman sorride. Ha diciassette anni e alle spalle mesi a girare il film che sicuramente la metterà sui radar di Hollywood, al Sundance Film Festival, chissà che non riescano ad arrivare ai Golden Globes. Sta già pensando agli abiti. Si avvolge le braccia sotto il petto e stringe. E' sottile, tutta spigoli.

- Insomma è normale che tu sia dimagrita, te l'hanno chiesto per il film, era contrattuale, no? Non che io ci capisca un cazzo...
- Il film l'hai visto?
- Sì, come no. Ci sono andato due volte, era pieno.
- A te è piaciuto?

Marc sorride di un sorriso obliquo, molesto.

- Damn you were hot in that. Sono dovuto andare a farmi una doccia fredda, quando sono uscito dalla sala.

Mare ride piano, a Marc sembra lusingata, ma anche distratta. Forse per quello le prende un polso e le passa le dita ruvide di calli sulle nocche, senza rendersi conto che sono bluastre.

- E se ti porto via di qui? 

Mare lo guarda in silenzio.

- Facciamo un viaggio, ho la macchina parcheggiata qua dietro.
- Per andare dove?
- Ovunque.
- E' un po' generico.
- Tijuana, andiamo a Tijuana.

Mare ride.

- Che cosa c'è a Tijuana?
- Noi, appena arriveremo.
- Non so, Marc... hanno una politica poco permissiva, qui.
- Meglio: sarà una fuga, come nei film, mh? Ti va?

Le tamburella i polpastrelli sulle nocche, esigendo una risposta. Mare oscilla il capo, guarda indietro. Ha capelli ricci e lunghi, gonfi, ma prima non erano così secchi. Torna a guardare lui. Sorride.

- Ok.

- - -

Dieci giorni dopo, Sally Sherman è irreperibile, ma Rachel li raggiunge all'ospedale di San Diego in tempi record. Mentre delle infermiere ragionano tra loro se sia il caso di chiederle un autografo adesso o più tardi, Marcus la accoglie freneticamente colpevole, alzandosi in piedi non appena sente il rumore dei suoi tacchi. Terrorizzata dalla telefonata che ha ricevuto poche ore prima, gira su se stessa alla ricerca di medici che, con faccia composta e voce placida, la rassicurano più tardi che sua figlia dovrebbe essere fuori pericolo, ma ha bisogno di un serio programma di recupero perché l'insufficienza cardiaca che le ha fatto perdere conoscenza avrebbe potuto facilmente ucciderla. Marcus ascolta da lontano le sillabe gra-ve-de-nu-tri-zio-ne scandite più volte, e gli gira la testa con una violenza che farebbe pensare stia per avere un'insufficienza cardiaca anche lui. Superato il terrore di aver ucciso Mare, rimane l'ansia sibillino di aver quasi ucciso Mirabe Sherman, l'unica persona che conosce in grado di prendere i suoi sogni feroci, modellarli nella creta e renderli realtà.

Si intrufola nella stanza ore dopo, quando Rachel si allontana per prendere un caffè. Lei è attaccata a un respiratore, la vista gli fa stringere lo stomaco. Si ferma al fianco del suo letto e le accarezza le dita. Sono blu, ed è la prima volta che se ne rende conto. All'improvviso tutte le cose che ha ignorato si compongono in un quadro che rende un'immagine così chiara da farlo sentire un'idiota per non averla vista. L'insonnia la notte, le occasionali vertigini, il respiro affaticato, l'assicurazione di aver già mangiato. I brividi costanti nonostante i venticinque gradi di Tijuana.

L'immagine rubata dalla porta schiusa del bagno, uno scorcio di lei seminuda che si misura il girovita con i palmi aperti, guardandosi allo specchio. La ferita tra le scapole e le costole esposte a una luce bianca, impietosa. E poi, due giorni dopo, il modo in cui gli occhi le si sono ribaltati nel cranio un attimo prima che cadesse sulla soglia del bar in cui stavano entrando.

Vorrebbe sedersi accanto a lei, ma ha paura di fare un movimento sbagliato e romperla. Per cui rimane al suo capezzale, in piedi come uno stoccafisso, finché Rachel non è di ritorno e lo caccia a male parole, dicendogli di togliersi di torno e di non farsi più vedere.


giovedì 26 gennaio 2017

Apocalypse Song


25 Gennaio 2025, Philadelphia

Quando è di ritorno dal Red Bunny è esausta. Martie le gira intorno e le poggia il naso umido contro le dita, alla ricerca di una carezza che non arriva. Lei si toglie di dosso il cappotto di ecopelle, le scarpe, si sfila il maglione, poi i jeans. Lascia per terra una scia d'abiti che termina sul bordo della doccia in cui si infila poco dopo. Ripensa alle spogliarelliste dipinte di verde e vendute come mutanti, chiedendosi quanti soldi farebbe lei in un posto del genere mostrando le proprie ali. Deve esserci una sottocategoria di feticismi che riguarda figure simil-mistiche come gli angeli, no? Rimane sotto il getto di acqua bollente fino a scottarsi, aggiungendo la feticizzazione razziale alla lista mentale di cose che saranno vietate sulla sua isola.

Trecento dollari mensili in cambio di un po' di pace non sono così tanti, si dice - consapevole di non averli, e che forse non li avrà neanche per la prima settimana del mese -. Poco male che è un accordo con chi ha attivamente provato a ucciderli, quando invece per la loro stessa natura avrebbe dovuto difenderli. Kane li chiamerebbe traditori della razza, ma lei è stata cresciuta democratica e liberale, e si è allenata a guardare i fili che collegano la povertà alla criminalità; la sua attività le ha fatto scrivere pagine e pagine su come i superumani nel sistema Stati Uniti siano costantemente marginalizzati, costretti alla povertà. Ma Raul Vazquez è davvero di un'altra pasta, o forse è solo il proprio orgoglio ferito a farglielo considerare un carnefice piuttosto che una vittima?

Esce dalla doccia e la fame la divora. Si riscalda in microonde un pasto già pronto, gli avanzi del giorno prima. Li sistema in un piatto ordinatamente, si siede a tavola e prende la forchetta.

Martie la guarda, mentre lei non riesce a fare neanche il primo boccone.

- - -

26 Gennaio 2025, New York

"Pausa pranzo?" propone Sadler, dopo una mattinata estenuante passata a un tavolo con la sua cliente, la parte avversa - una rockstar ultratrentenne - e l'avvocato della parte avversa. Marcus Brown è il primo ad alzarsi, con una furia che gli fa quasi cadere la sedia. Mirabe Sherman invece rimane compostamente seduta al proprio posto, con le gambe accavallate, il mento sollevato ma l'espressione vuota. Sadler le tocca un braccio, dicendole di andare a pranzo con lei, ma Sherman rifiuta. Non ha fame.

Marc la vede su uno dei balconi dell'alto palazzo che ospita lo studio legale a cui si è rivolto. I suoi avvocati gli hanno caldamente consigliato di non avere contatti privati con lei, ma lui ha sangue bollente nelle vene e non appena ne incocca lo sguardo non può fare a meno di precipitarsi fuori con la stessa furia con cui ha lasciato la sala riunioni un'ora prima. Le chiede cosa ha fatto di male per meritarsi tutto quello, che se aveva bisogno di soldi lui gliene avrebbe dati quanti voleva, se solo avesse chiesto gentilmente, che tutta quella storia è una farsa. Le prende il viso tra le mani con una rabbia e una confusione così cieca che le preme le dita sugli zigomi tanto forte da farle quasi male, e chiede che cazzo stiamo facendo qui con gli avvocati, e cosa vuoi da me, e con il cuore spezzato e solo la voglia di dire qualcosa di doloroso le dice che l'ha amato solo quando eri tu quella con i soldi, e la fama, e tutto il potere, e io ero uno spiantato venuto dall'altra parte del paese e arrivato in California solo con gli stracci che avevo addosso e le scarpe che portavo ai piedi. E poi le chiede: è davvero così che vuoi spendere il tempo che ti rimane?

Mare se lo toglie di dosso, lo spintona, gli dà uno schiaffo che le fa bruciare il palmo (non è di certo il primo da quando si conoscono), gli urla addosso, al punto che due giovani praticanti devono intervenire per separarli, temendo il peggio. Gli avvocati rimandano il prossimo incontro alla mattina successiva, e Marcus esce dal grattacielo completamente stordito, incapace di decifrare quanto è appena successo.

Ci pensa sopra tutta la notte, e la mattina dopo chiede a Mare: "perché pensi di essere migliore di me?"

Sono di nuovo seduti allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro, in presenza dei loro avvocati.

"Perché pensi di essere una persona tanto migliore di me da meritarti quello che mi stai chiedendo, Mirabe?"

Mare tamburella le dita sul tavolo. Gli occhi con cui lo osserva sono vuoti, vacui.

"Quando arrivasti a Los Angeles, - ricorda lei - eri un ragazzino affamato. Eri solido, eri temprato. Rimanevo vicino a te perché eri esattamente la persona che avrei voluto essere io: una persona senza dubbi su se stessa. Con un obiettivo. Ti aiutai per questo. Ho costruito con te la tua carriera per questo."

Marc inspira a fondo, trattiene il respiro nei polmoni. La guarda e gli sembra una sconosciuta.

"Ma Hollywood ti ha reso famoso e la fama ti ha reso molle. Eri un artista e ora sei un intrattenitore, uno showman. Non c'è niente, non c'è una virgola nel mondo che tu possa cambiare. Ma io sì. Io posso, dati gli strumenti."

China il capo, ma non lo sguardo pesante.

"Per cui, quando mi chiedi perché penso di essere migliore di te, la risposta è ovvia: perché lo sono."

Marc scuote il capo, sulle labbra un sorriso amareggiato, disilluso. Guarda il proprio avvocato, poi si alza in piedi. Oggi con più calma. "Dalle quello che vuole. La somma che chiede", impone con la voce arrochita. Alle proteste del suo avvocato, fa un cenno secco della mano e guarda verso di lei.

"Dalle quello che vuole, e questa storia sarà chiusa. Tutta questa storia, pretty punk: io e te - la prende in giro, abbattuto e sconfitto - e, questa volta te lo posso giurare, per sempre."

- - -

I hear it in your silence, when you don't speak
What was funny then isn't funny anymore
I can hear it in your voice, there's always a catch
We're going nowhere and we're going there fast

Anything to watch while we are waiting
For this apocalypse, what more is there to do?
Its nice to be important, but so close to being despised
Its more important to be nice, I guess, that being wise

I'll take you shopping; I'll take you dancing too
I'll take you out, all the things you wanna do
I'll give you diamonds and I'll give you space
So be with anyone you want, it's alright with me

Our time is over
Don't you know that if a time-warp was open
I'd stay right in my place
That war is over

I hear it in your silence, when you don't speak
There is a quiet crying rage burning inside you so deep
I'll give you anything, but I'll give you problems
So be with anyone you want, it's alright with me

I hear it in your voice, can see it in your lips
There's always a catch, I guess that's alright with me
No one's around, but the map says "you're here"
Now I can hear loneliness screaming in my ear

Our time is over
Don't you don't that if a time-warp was open
I'd stay right in my place
The war ain't over yet
This war ain't over yet

Being nice is only hard when others aren't
Our time is over

4 Chords of the Apocalypse
Written and performed by Titus Red
July 2024

venerdì 20 gennaio 2017

Pay Back


Sale in macchina e prende un respiro profondo. Sul sedile del guidatore si cambia le scarpe: da tacchi a suole basse, utili per guidare, ma la verità è che - nonostante la stanchezza - non vuole davvero andare a casa. Accende il motore di malavoglia, si sintonizza su una stazione che le piace, di sola musica, e si avvia molto lentamente, scegliendo di proposito la strada più lunga.

La mattina stessa Cornelius Golster l'ha chiamata tre volte, e lei ha avuto bisogno di prepararsi psicologicamente per richiamarlo durante il primo pomeriggio. Ha parlato con la sua segretaria più a lungo di quanto avrebbe dovuto per ritardare il più possibile la conversazione di cui sapeva perfettamente il contenuto: anche tutti i soldi rientrati da abiti, gioielli, scarpe costose che ha rivenduto stanno finendo. Cornelius ha iniziato dicendo Mirabe, arreso, e lei ha risposto lo so. Dammi ancora una settimana, mi farò venire in mente qualcosa. Ha pensato a un prestito bancario, ma per ritardare l'inevitabile?

Un'idea, un'idea. L'unica idea che non riesce a togliersi di testa è l'odore di Jody e quanto sia stata patetica a immaginare di poter giocare alla famigliola felice quei pochi giorni in cui Pearl è stata a Philadelphia. E' un buco nero di vergogna e frustrazione in cui le cade la testa tutti i giorni, senza che riesca a uscirne del tutto, ricoprirlo, renderlo meno pericoloso. E più la trascina verso il fondo, più non può fare a meno di pensare che se non riesce a convincere nemmeno chi le è più vicino, non riuscirà mai a trascinare folle, a comunicare efficacemente il motivo per cui combattere sia davvero così fondamentale.

Ma lo è davvero? Il mondo sta finendo, non è così? Più si avvicina nel Southside, più ne vede i segnali: i vetri rotti, i cassonetti rovesciati, una macchina in fiamme. Accarezza il volante e quasi le viene da gemere nel rendersi conto di quanto sarebbe ironico se tutto quel caos si risolvesse nell'incendio della sua macchina. Ma c'è quasi qualcosa di rassicurante nel sapere che adesso il mondo intero condivide ciò con cui lei vive ormai da mesi: la semi certezza di una morte imminente e inevitabile, completamente fuori dal proprio controllo.

Ma deve tenere quel controllo, continuare a progettare per il futuro come se un futuro ci fosse. Per questo a Jackson Backer ha proposto di fare di più, contribuire di più. Nata e cresciuta a Hollywood, sa riconoscere la faccia di una persona telegenica, la voce di qualcuno che piacerebbe a un pubblico, la storia che catturerebbe i telespettatori. Piacere, se c'è una cosa che sa fare bene è quella. Se volesse, potrebbe ribaltare la propria vita e diventare una persona che piace dal giorno alla notte: smussare gli angoli ma non l'ironia, liberarsi del sarcasmo, moderare i toni, fingersi sinceramente interessata dei propri interlocutori, rivedere il proprio piano politico, predicare nonviolenza e magari farsi assumere alla YGS. Piacerebbe a tutti, anche se sarebbe solo una bugia. Ma quanto di chi è adesso, pubblicamente, è verità? A Jackson, quando le ha chiesto perché si fida, ha risposto di avere lo spirito dei giocatori d'azzardo: sceglie le persone in cui investire e vi si dedica al cento percento, e anche se a volte si risolve in disastri annunciati, ogni tanto riesce anche a vincere.

Parcheggia la macchina il più lontano da zone di passaggio che conosce, contrariamente a quanto fa di solito - quando la parcheggia di fronte a Mutiny per poter controllare costantemente che nessuno la rubi o vi attacchi sotto una bomba -. Sale le scale nonostante l'ascensore adesso funzioni di nuovo, e indugia per un minuto pieno sul pianerottolo prima di entrare.

Marc sta già dormendo. E' arrivato da New York quando è uscito il comunicato dell'Apocalisse, e ha rifiutato di andarsene. A lui è legata da una molla dolorosa che impedisce loro di allontanarsi troppo senza presto, inevitabilmente, stringerli di nuovo insieme, anche cozzando l'uno contro l'altro. Se lui non stesse già dormendo, sarebbe probabilmente troppo orgogliosa per togliersi il completo e infilarsi sotto le coperte accanto a lui, abbracciargli la schiena solo per sentire contro il petto un odore e un respiro familiare. Lui forse è nel dormiveglia quando le accarezza gli avambracci e accetta quel contatto senza cercare di renderlo nient'altro.

La mattina dopo si sveglia tardi ma lui è già in piedi. Le porta al letto la colazione - il caffè e una macedonia - mangiano insieme, ridono, poi lui le chiede se ha pensato a cosa starà facendo Mirabe Sherman dall'altra parte. E' una domanda fasulla, e la risposta non gli interessa davvero: gliela sta ponendo solo perché vuole che Mare gli chieda lo stesso, e lei lo sa. Lo accontenta. Lui le prende la mano e gliela trascina sul proprio petto. Le dice che, nell'altra dimensione, forse non si sono mai incontrati, lui non è mai diventato famoso, e a quest'ora sarebbe morto di qualcuno dei vari vizi a cui è sempre stato prone. Oppure lei ha detto di sì la prima volta che le ha chiesto di sposarlo, e ora sarebbero una power couple hollywoodiana con almeno due figli bellissimi come te. E non si sarebbe mai, mai tinto metà capelli di rosso, qualche mese fa.

Lei ci pensa. Gli guarda le nocche, vi passa sopra il pollice.

- Pensi davvero che non saresti diventato famoso, senza di me?

Marc fa scivolare la testa contro la sua. Le bacia la fronte, poi un sopracciglio, con cautela.

- Non avrei mai conosciuto Sally, e lui mi ha sempre aiutato. 
- Solo per quello?
- No, lo sai che no-- honey bunch, quando scrivo scrivo di noi, lo sai. O di te.
- Oppure scrivi con me.
- Lo sai.
- Quanti pezzi avremo scritto insieme?
- Non so contarli. 
- Ed ero in sala di registrazione, ogni volta, per dirti cosa funzionava e cosa no.
- Mi fidavo solo di te. 

Marc le bacia un orecchio, lei rabbrividisce infastidita, ma si scioglie quando sente le labbra calde di lui sul collo. Prende un respiro più profondo.

- Ci sono stata per anni, per te. Qualsiasi cosa stessi facendo nel frattempo, quando chiamavi, io c'ero. A dirti come si facevano le cose Hollywood. A decidere quale immagine dei photoshoot era più efficace. A correggerti, a dirti cosa funzionava e cosa no. A cantare sulle tue demo. Ci sono stata per te quando stavo per morire di fame e hanno dovuto chiudermi in riabilitazione-- due settimane dopo che mi avevi tradito pubblicamente ti stavo mandando le mie correzioni sul testo di 11th Dimension. 

Marc alza gli occhi su di lei. Le accarezza le spalle e le clavicole, poi una guancia. Alla fine torna dritto e si lascia ricadere le mani sulle gambe.

- E' ora che paghi, Marcus.

Sbatte le palpebre, incredulo. Mare, come colta da un'epifania, ruota il capo e lo guarda negli occhi.

- E' ora di sederci a un tavolo e valutare quanto vale tutto ciò che ho fatto per te gratuitamente, e che invece avresti dovuto pagarmi. Le ore infinite di lavoro, lo stress e l'ansia di avere la mia vita nei ritornelli della Top 50.
- Sei seria?
- Sì. E se non vuoi farlo, non mi importa: ti trascinerò in tribunale. Ti trascinerò sui giornali di mezzo mondo come quello che ha rubato lavoro alla sua ex, e non te ne riprenderai mai. 

Marc sfiata il nervosismo in una risata tesa, incredula, poi preoccupata.

- Se ti servono soldi devi solo dirmelo, pretty punk. Non serve tutto questo circo. Non serve nessuno: dimmi un numero. Non mi mancano.

Mare prende un respiro profondo e poi gli preme le labbra contro le sue, in un bacio profondo, assetato. Lo ribalta sul letto, lo fa stendere, gli sale sopra a cavalcioni. Gli toglie la maglietta e si toglie la propria. Gli lascia sulla pelle una scia di baci e morsi.

- Ti amo -, gli dice per la prima volta da quando si conoscono, mentre lui ha difficoltà a regolare il respiro affannato, irretito dall'odore di lei - ma non voglio i tuoi soldi. Voglio i miei. E tu me li pagherai fino all'ultimo centesimo.





Pleased to meet you baby I'm your fool
I'm the patron saint of the cruel
There's a dark room in my soul
When I hear your name baby I lose control

Hear me now here me now
There's nothing very much
I wouldn't do to catch your eye
And you can't see me now, 
There's just too many things I'm haunted by

I'm no loser but I can't win
I'm the right man in the wrong skin
I could be our holy ghost
But I'll be deaf dumb and blind when you need me most...

martedì 10 gennaio 2017

Graceful Roots


Quando incocca lo sguardo con Benedict, spera in cuor suo che la colpa sia sua - e lui deve star pensando la stessa identica cosa. La responsabilità è una brutta bestia, e lei non vuole quella di aver quasi ucciso Routh Graced, di nuovo. Ha indugiato fuori dalla porta perché temeva di trovarle finalmente giustizia, ma invece nei suoi occhi appannati dall'anestesia ha trovato l'unica cosa che lei le abbia mai donato: grazia. Pur pensando di non meritarsela, le si è stesa accanto e le ha raccontato di sua madre, la prima, quella di cui non pronuncia il nome da anni e che da anni si è guadagnata un tiepido oblio nella sua memoria. Ma per Routh la rispolvera, e a Routh la offre, forse perché in fondo non ha più davvero nulla da darle.

In Emma c'è qualcosa di schiettamente pulito. Chiusa nell'abitacolo della propria berlina, si lascia irretire dai suoi lineamenti, dalle sue parole. Immagina quanto deve star bene in un abito da cocktail, le chiede conto della sua vita e poi consegna frammenti della sua, cercando di strapparle una reazione contrariata. Ma non le trova niente di simile addosso: dice, anzi, di poter capire. La sta blandendo, le sta dando corda? Oppure è sincera? Quando dice di aver imparato ad accettarsi così com'è, Mare sente per un attimo il bisogno di misurarsi il girovita con le mani. Invece fuma. Dovrebbe davvero smettere. Due ore dopo, quando è di nuovo in macchina, fa ripartire il Greatest Hits di Sally Sherman e inizia a cantare con lui.

I saw my baby, she was turning blue, oh I know that soon her young life was through. And so I got down on my knees, down by her bed, and these are the words to her I said: everything will be all right, tonight, everything will be all right. Mentre la canta tamburella con le dita sul volante, rilassa la nuca sul poggiatesta, guarda nello specchietto retrovisore gli abbaglianti che rischiano di accecarla. Cosa ha vissuto Sally prima di Hollywood? Quando era un'adolescente dovette chiederlo a sua madre, e quando lei evase la risposta andò su internet e guardò ogni singola intervista che avesse mai rilasciato negli ultimi quindici anni alla ricerca di qualche indizio. Sapeva fosse del Michigan, e il nome della sua città natale. Sapeva fosse arrivato in California senza un quattrino - riguardando indietro, ha sempre pensato fosse il motivo per cui fosse sempre andato d'accordo con Marc -, sapeva che era quasi morto più di una volta - altre ne sarebbero venute con lei al suo capezzale -. Ma perché non sapeva neanche se suo padre avesse dei fratelli, dei nipoti? Perché non aveva mai conosciuto i suoi nonni? Perché, pur conoscendo a memoria il suo intero repertorio, non sapeva di chi parlassero metà delle sue canzoni?

Jake è un uomo molto infelice e molto insoddisfatto, è per questo che a volte si comporta in maniera... eccentrica, o pericolosa. Per favore, non pensate di entrarci nulla: certe cose vengono da prima di voi. Rachel le aveva messe a sedere e aveva spiegato loro, nel modo più semplice che potesse riuscire a inventare, i motivi del divorzio. Mare ne aveva guardato le lacrime trattenute a stento senza particolare trasporto, e si era invece chiesta se avrebbe dovuto spiegare a sua madre che anche loro, lei e Tish, avevano cose che venivano prima di voi. Prima di Berverly Hills c'era stata San Bernardino, e prima di Jake "Sally" Sherman e Rachel Carson c'erano altre facce, altre persone, un intero universo affettivo scadente agli occhi dei servizi sociali, ma più che sufficiente per le gemelle...

... Le gemelle Sherman, le bellissime gemelle Sherman. Mancano poche settimane al matrimonio di Tish, e Rachel è riuscita a convincerla a sposarsi a L.A. chiedendole quasi in ginocchio di permetterle di organizzare una festa vera, una festa con tutti. Mare può immaginare Tish vibrare di incertezza, ma alla fine accettare, decidere di fare felice i suoi genitori un'ultima volta, e forse la prima da anni e anni a questa parte. Ci saranno tutti. Un universo che si è lasciata alle spalle e che dovrà riprendere in mano. Una persona che ha smesso di essere da tempo, e a cui da tempo le fa male pensare. Un universo di possibilità chiuso senza che nessuno a parte lei ne sia a conoscenza.

Le rivoluzioni partono da dentro, e la prima avvocatessa della rivoluzione ha ribaltato la sua vita come fosse un vecchio materasso troppo impolverato. Cos'altro avrebbe potuto fare? Rassegnarsi ad avere figli che non potrebbe comunque vedere crescere, sposare una persona destinata a rimanere vedova e poi sedere alla finestra, alla finestra guardare il suo popolo in catene, i suoi figli umiliati, la sua intera identità demonizzata.

Per essere un uomo irrequieto, Mel è sorprendentemente paziente quando si tratta di aspettarla. Se non risponde a casa, sala di un piano e attende nel quartier generale di Mutiny. Si siede e legge. Oppure si alza e legge, o a volte spalanca la finestra che dà sul balcone e fuma. L'ultima volta Mare è arrivata quasi a urlargli quanto fosse sconsiderato, ma nel retro della testa aveva solo la preoccupazione di sprecare il riscaldamento. Quando supera l'uscio, però, lo fa di solito con un sospiro profondo, dopo essersi psicologicamente preparata alla fatica intellettuale che la aspetta. Mel le sta probabilmente tirando fuori la migliore cosa che abbia mai scritto in vita sua, ma il processo è tra i più sfibranti e dolorosi che abbia mai affrontato. Sii più sincera, le ha detto. Non trattenerti, scrivi la verità. La verità l'ha scritta sul suo portatile, ma non ha salvato il documento. Dieci pagine cancellate una parola alla volta. La verità è per chi non ha niente da perdere.

La Cittadella, le è piaciuto chiamarla così. La Cittadella verrà presto rasa al suolo, non ne ha alcun dubbio. Su un tetto gelido e con un volto diverso, gli ha chiesto se non ha paura, e poi gli ha confessato di essere lei per prima terrorizzata. L'idea di perdere lui o Inara le stringe lo stomaco in una morsa di sgomento anticipato. Non vuole pensarci, forse per quello impegna ogni muscolo che ha a resistere al freddo. Ma non può fare a meno di oscillare di lato, cercare il punto di calore più vicino. Se Heldrich Frost è di ghiaccio, Cassidy è ancora fatta di carne e sangue. Il suo corpo è modellato su una fantasia condivisa, una linea giunonica, con braccia e gambe solide e forti, capaci di prendere ogni colpo e non rompersi. Mentre si assottigliava ogni settimana di più, facendo chiedere ai suoi medici se non sarebbe morta presto, Mare sognava di essere alta e bella, con spalle larghe e le costole nascoste da...

Da carne. Carne e sangue, Zelda Cassidy è più reale di quanto lei non sia mai stata.  E quando chiede a Heldrich Frost se lui non è forse di ferro, sotto la pelle, lui risponde dovrei esserlo. Ma non lo sono.



Sally Sherman
vari anni fa

mercoledì 4 gennaio 2017

Back Turning


"Ma la verità è che io sono arrabbiata. Sono sempre, costantemente furiosa. E nessuno lo sa."

* * *

Mel la conosce da tempo, ma l'ha ritrovata a Philadelphia solo di recente, quasi per caso. Gli Stati Uniti sono enormi, ma il mondo dei mutanti registrati è un po' più piccolo, e Mare Sherman l'ha navigato in lungo e in largo. Lei cercava una casa editrice, lui le ha promesso di trovargliene una in cambio di un lavoro come suo editor. Quando Mare gli ha chiesto perché ci tenesse, lui ha poggiato la fronte contro lo stipite della porta schiusa, l'ha guardata attraverso la fessura, le ha sorriso e ha detto che qualsiasi altro editor e manager avrebbe lavorato per tenerla fuori dai guai, mentre lui avrebbe accettato di lasciarle piena libertà, a patto che l'obiettivo finale, principale, sarebbe rimasto finire il libro. Il libro è la priorità.

Mel mastica una gomma alla nicotina e un accento di Chicago. E' arrivato a casa sua senza preavviso, quasi avesse percepito il disastro imminente, o anche solo l'appuntamento preso con il suo avvocato per parlare dei rischi. I rischi. Louise Sadler si è seduta a un tavolo e ha dondolato lo sguardo tra loro due, seduti dall'altra parte. Tamburella la penna e li guarda torvamente, perché i guai non le piacciono, e Mare Sherman la paga comunque troppo poco per gestirne di quella portata.

Louise Sadler

- Tu mi chiedi certezze, Sherman, e io non so più come dirti che non ce ne sono. Questa situazione è eccezionale, e io non posso fare previsioni.
- Alcune previsioni le hai fatte.
- Sì: che è un azzardo, che finirà male, che ti porterà in galera e metterà a rischio anche quelli che manifesteranno con te, in cambio di un risultato incerto e comunque troppo povero.
- Controllare lo svolgimento delle operazioni non è nulla. Gettare attenzione su ciò che faranno, sul fatto che hanno tagliato le forniture di luce e acqua-- ci sono vecchi e bambini, lì dentro, li stanno facendo morire di sete.
- Non devono fare altro che arrendersi.
- Non si arrenderanno. Resisteranno e senza nessun controllo esterno le autorità entreranno e li stermineranno.
- Vi trascineranno via di peso e vi assoceranno a loro.
- Deve esserci una modalità d'azione che non ci conduca tutti immediatamente in una Sandman Machine per decenni. 
- Non c'è.

Mel ciondola gli occhi neri su di lei, ne studia il profilo teso, la linea rigida della mascella, la contrazione di muscoli sofferenti. Ne conosce la frustrazione dai tempi della California, quando scriveva per le pagine politiche locali e lo mandavano a raccontare i retroscena della campagna elettorale. Ma quanto era brava allora a dissimulare, lo è adesso a usare a proprio vantaggio ciò che le persone vedono in lei: un'ostinazione cieca, irrazionale. La vede prendere un respiro profondo, raddrizzare la schiena e mettere le braccia conserte.

- Preparati, allora, perché stai per diventare nota alle televisioni nazionali come l'avvocato che ha perso il processo Philadelphia contro Sherman.

Louise Sadler la fissa, a Mel sembra che cambi quasi colore dalla rabbia. Mare lascia il tempo alle sue orecchie di fumare, dopodiché avviene il miracolo: Louise prende un respiro profondo, fa cadere la penna sul tavolo e abbandona il busto contro lo schienale della sedia, sfiancata come se avesse appena corso una maratona.

- Forse -, dice con un filo di voce - un modo per limitare i danni c'è. 

* * *

"Non so se riuscirebbero a ucciderti, Hellfire."

"Hellfire non c'è più da tempo. Basta maschere: c'è solo Heldrich Frost, comunque vada a finire."

* * *

- Dobbiamo parlare del sesto capitolo.

Mare si trascina le dita tra i capelli, vorrebbe strapparseli. Sta guardando le ultime dichiarazioni della YGS in televisione, e il cuore le oscilla sull'orlo di un baratro buio. Lo sente a stento.

Michael Clarke

- Adesso?
- E' il più edulcorato di tutti. Mancano dettagli.
- Non sono dettagli che voglio fornire. Sono comunque irrilevanti.
- La tua adolescenza a Hollywood non è irrilevante. La sensazione di essere usata, sfruttata, ribaltata. Il concetto principale è la mutazione individuale in base alle esigenze degli altri: è un nucleo tematico forte e l'hai trattato senza intensità.
- Penso che un capitolo meno intenso possiamo permettercelo.
- Non mi stai ascoltando.

Mel si sporge in avanti, prende il telecomando e spegne la televisione. Mare gli spinge addosso uno sguardo di fuoco nero, sembra invischiata nel catrame. 

- Non ho tempo.
- Hai poco tempo: per questo dovresti ascoltarmi. Ascoltami.
- Li stanno lasciando soli.
- Di che parla questo libro, Sherman?

Mare oscilla il capo. Riporta gli occhi sullo schermo spento della televisione. Vede riflessa se stessa.

- Di un progetto.
- E' il motivo per cui è importante. Ora puoi ascoltarmi?

Mare si trascina i palmi sugli occhi.

- Sì. Ora sì.

* * *

"Vedremo di uscirne entrambi, te compresa. Sto lavorando al tuo problema."

"Devi accettare lo stato delle cose. Alcune persone muoiono prima. A me sta bene, alla fine mi è stato dato esattamente ciò che è stato dato a tutti gli altri: una vita. Me la farò bastare."
- - -

"Tra quanto devi prepararti, per stanotte?"

"Adesso. Ma volevo darti qualcosa a cui pensare."

"Ci sei riucita."