mercoledì 28 dicembre 2016

Tell Me


Torna a casa tardi, dopo essersi ripulita di ogni cosa, cambiata, essersi passata le dita tra i ricci mori per ravvivarli. Il peso di una giornata infinita le grava al centro del petto. La rabbia della sconfitta per un errore sciocco, inspiegabile, l'attacco di panico che le ha imposto di chiudersi nei bagni del Nest finché non è riuscita a tornare a respirare, a mentirsi dicendosi che troveranno una soluzione, nonostante tutto. La sorpresa di trovare in Davey Callaway un essere umano pronto ad ammettere e a pagare per i propri errori, e non solo un gorilla di cui ha avuto timore dal primo momento in cui l'ha visto. L'incertezza di non sapere cosa accadrà, di sentire gli eventi sfuggirle di mano senza poterli in alcun modo recuperare. Quando sale le scale fino al suo piano è talmente assorta nei suoi pensieri da non rendersi conto fino all'ultimo dell'uomo seduto sul pianerottolo, di fronte alla sua porta. Trasalisce, e lui sembra riprendersi da un torpore antico, tetro.

- Marc, maledizione, cosa ci fai qui?

Marcus Brown, Titus Red, avrebbe bisogno di tagliarsi i capelli una volta per tutte, ma a quella parte della sua giovinezza non ha ancora rinunciato. Non ha rinunciato alle giacche di pelle, ai vestiti sgualciti, alla vita rock n' roll che il successo in California gli ha garantito, rendendolo una delle rockstar più apprezzate dei tempi moderni. Non ha rinunciato alle ore piccole e ai grandi gesti da infilare in una canzone. Non ha di certo rinunciato a presentarsi ubriaco alla sua porta, con gli occhi rossi di chissà cosa e grumi e nodi pesanti nel petto di cui non vede l'ora di liberarsi. Le sorride. Si lascia scavalcare. Quando lei entra nel proprio appartamento, lui si tira su a fatica e la segue come un randagio.

- Stai male?

Glielo chiede molto delicatamente, con la bocca impastata, mentre si richiude la porta alle spalle. Mare lo guarda come se non capisse, non risponde.

- Non sapevo perché venissi a New York. Sapevo che non era per me. Ti ho fatto seguire. Scusa.
- Mi hai fatto seguire a New York?
- Sì.

Mare sbatte le palpebre, incredula. Boccheggia senza spiegazioni.

- Sei andata allo stesso centro di Tish. Più volte. Con la stessa frequenza con cui andava lei quando stava provando a... ho chiesto a Jules. Mi sono fatto dire cose da Jules. Stai male?

Il modo in cui infila una parola dopo l'altra le fa girare quasi la testa.

- Non hai nessun diritto di chiedermelo.
- Lo so. Lo sto facendo lo stesso. Hai quello che ha Tish? Quello che...

Piega il capo di lato e strizza gli occhi. Geme come se gli stessero calpestando un piede.

- ... Quello che aveva vostra madre?

Lei continua a non rispondere. Martie si tiene in disparte, forse ha annusato la situazione dal suo cuscino d'angolo. Marcus oscilla il peso da una gamba all'altra, non le è mai sembrato più a disagio. Ha gli occhi lucidi e tira su col naso come fosse un ragazzino.

- Ti prego, di' qualcosa.
- Non so cosa dirti.
- Da quanto lo sai?
- Diversi mesi. La scorsa estate.
- Perché non me l'hai detto?

Mare sorride, ha scuse dolorose incastrate negli occhi. Spalanca le braccia, poi le lascia ricadere lungo i fianchi. Sembra delusa.

- Perché non volevo far star male Tish. Perché non volevo dover consolare altre persone. Te. Perché non mi andava di pensarci.
- Se lo avessi saputo...
- Cosa? 
- Avrei messo la testa a posto, sarei venuto da te prima.
- Non mi avresti trovato. Lo sai.
- E ora?

Marcus oscilla in avanti. Sono quattro passi, ma riesce lo stesso a non farli dritti, a ciondolare. Ha sempre oscillato come un giunco al vento. Deve essere il motivo per cui nulla è mai riuscito a spezzarlo: ha sempre avuto un modo di essere elastico.

- Avanti, Sherman. Sono io, siamo noi. Senza di te non sarei mai arrivato qui, non sarei niente. Ti piace Philadelphia? Okay, rimaniamo a Philadelphia. Rimaniamo in questo quartiere, in questo palazzo, in questo appartamento pulcioso se ti va. Tu puoi continuare a lavorare e io posso mollare i Cons e iniziare la mia carriera solista con qualche etichetta della zona. 
- I ragazzi avranno da ridire.
- Non me ne frega un cazzo dei ragazzi. Di nulla. E tu come farai quando arriverai al punto in cui è Tish adesso? Lei ha Jules. Tu hai bisogno di me. Io di te. 

Oscilla ancora in avanti finché lei non può sentire il suo respiro alcolico sulla pelle. Le prende le tempie tra i palmi, preme fronte contro fronte.

- Per favore non mandarmi via. Per favore ora basta. Per favore, dimmi cosa devo fare e lo farò.

Lei sospira. Marc ha il tepore di qualcosa di familiare. Le prende i polsi con le mani e lo costringe ad abbassarli. Gli accarezza il viso, ma lo bacia solo su una tempia.

- Puoi dormire qui. Ma domani devi andare via.
- Perché?
- Perché non ho più posto per te, Marc. Voglio altre cose.
- Posso dartele io. Dimmele.
- Non puoi.
- Dimmele

- - -



Slip back out of whack at your best.
It's a nightmare,
So I'm joining the army.

No house phones, but can I still call?
Will you wait for me now?

We got the right to live, fight to use it,
Got everything but you can just choose it
I won't just be a puppet on a string

Don't go that way.
I'll wait for you.

And I'm tired of all your friends
Listening at your door
I want, what's better for you,

So long, my friend and adversary.
But I'll wait for you.

Get dressed, jump out of bed and do it best.
Are you OK?
I've been out around this town
Everybody's singing the same song for ten years.

I'll wait for you.
Will you wait for me too?

And they sacrifice their lives
In our land are all closed eyes.
They've said it a billion times and they'll say it again.
So long my adversary and friend.

Don't go that way.
I'll wait for you.

I'm tired of all your friends,
Knocking down your door.
Get up in the morning, yelling no more,
So long, my friend and adversary.
I'll wait for you.

martedì 27 dicembre 2016

Street Lights


Ha comprato un libro di cucina nuovo, ha fatto chili di spesa e ha seguito pedissequamente le istruzioni cucinando per tutta la mattina e tutto il pomeriggio, nonostante le distrazioni.

Ha comprato un solo regalo, quello importante, perché tutti gli altri li farà in ritardo come sempre ed era l'unico che doveva arrivare in tempo.

Ha mangiato fino ad essere sazia, poi ha mangiato altri due bocconi.

Ha guardato la tv in compagnia, ha letto ad alta voce in compagnia, ha giocato a Monopoli e a Scarabeo in compagnia.

Avrebbe voluto addormentarsi in compagnia, ma è rimasta sveglia a contemplare il soffitto e a pensare di non dover pensare che ad alcune persone per vivere bene e felice basta quel senso di tepore gentile che può dare una casa pulita e una famiglia.

Sapendo di non essere una di quelle persone, ha comunque ripensato a quando è riuscita ad addormentarsi dolorante, in un letto che non era il suo, con qualcuno che giocava con i suoi capelli e una bambina serena incastrata tra i loro spigoli. Non era una persona diversa: era ancora insoddisfatta, arrabbiata, con il tempo contato.

Ma stava bene, ed era felice.


martedì 20 dicembre 2016

Perfect Illusion



«.. va bene così: sono sollevata.

«...» Sollevata?

sollevata«.. guardaci: tu hai bisogno di qualcuno con una vita pulita, che balli con te alle feste e sappia vivere in modo leggero. «sospira di nuovo, in maniera più contenuta.» Io ho poco tempo: ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a fare una rivoluzione. E tu... «c'è un affetto sincero nel modo in cui lo guarda, e allo stesso tempo la vibrazione di una delusione dolciastra. Reclina appena il capo di lato, senza terminare la frase.» [...]

«...» una rivoluzione, right. «ma la fissa più attento, forse ricollegandosi ai dettagli di cui Mare non ha voluto parlare. C'è affetto sincero negli occhi che guarda, e con altrettanta sincerità viene ricambiato nei suoi.»E io... well, I'm just not brave enough. «Non è abbastanza coraggioso. Lo ammette con un sorriso tenue, senza darsi troppi sconti.» O semplicemente scelgo di non vincere in altro modo. «.. 

«nell'intricato percorso di emozioni che le trovano dentro un percorso, quella più palese è un senso di liberazione schietto, pulito.» ho pensato che lo fossi, per un po'. «"coraggioso abbastanza". Reclina appena il capo di lato, assottiglia lo sguardo» sei bravo a far credere di esserlo. «...» 

Credo di aver pensato anch'io di esserlo, per un po' «lo ammette senza remore di sorta, con una sincerità che solitamente concede a pochi, senza maschere.» fa parte del mio lavoro «far credere di esserlo» ma suppongo di essere più insubordinato e ribelle di quanto potrei diventare coraggioso. «...»

è stato bello pensarti in quei termini, per un po'. «coraggioso, cioè. Lo dice con un sospiro pieno di una rassegnazione pulita, definitiva [...].» 

* * *

Quando torna a casa, l'ascensore è sbloccato e lo usa per portare fino al suo appartamento buste piene di spesa. Sul pianerottolo incontra Scarlett, che la guarda incuriosito. "Stai bene?", le chiede. Lei sorride mostrando tutti i denti dritti, bianchi, allineati. E risponde: "non sono mai stata meglio". Non ha nemmeno bisogno di mentire.

* * *


Now that I'm waking up
I still feel the blow
But at least now I know...

giovedì 8 dicembre 2016

Light Headed


"Hai controllato il cellulare ogni cinque minuti per tutta la sera."
"Scusami mamma, hai ragione. Aspetto notizie importanti."
"Che tipo di notizie?"

Mare scuote appena il capo e ripone l'iPhone nella minuscola pochette che ha con sé, allargando lo sguardo di lato sulla vista di New York dall'alto che poche sale in tutta la città offrono. Manhattan è un'isola molto piccola, e la serata di gala a cui si trovano (un altro evento per nutrire i bambini in Africa tramite grandi operazioni di beneficenza che risolvono un problema temporaneamente distruggendo allo stesso tempo le infrastrutture locali) un'isola ancora più piccola, popolata da grandi personalità e, più in generale, gente con molti soldi. Mare ha accettato di partecipare insieme a sua madre e al suo compagno - uno dei più famosi compositori di colonne sonore per Hollywood - alla serata sperando di individuare tra i partecipanti qualcuno che possa essere interessato a investire in Mutiny, ma fino ad ora tutti i suoi tentativi sono falliti.

Ha un vestito verde, un trucco volutamente eccessivo sugli occhi che si arrampica lungo le tempie e prende anche parte dei capelli. Ha anche incrociato Marcus, al suo braccio una bella modella che ha ben imparato a fingersi frivola per compiacere gli uomini che se la portano in giro come fosse un accessorio. Bea, la compagna di Sally, le è sempre sembrata lo stesso tipo di persona, e il fatto che avesse due anni meno di lei non ha mai aiutato. Quando le tamburella su una spalla sarebbe quasi tentata di non voltarsi, ma poi le sussurra che c'è bisogno di lei al piano di sopra. Mare si scusa, sorride, e la segue fuori dalla sala.

L'ampio terrazzo è vuoto: è troppo freddo perché qualcuno vi si avventuri. Mare rabbrividisce, si massaggia le braccia scoperte, segue il gesto con cui Marcus, incerto sulle proprie gambe, le suggerisce di avvicinarsi. Sally Sherman è seduto sul parapetto, ha una bottiglia di champagne in mano trafugata di nascosto e oscilla il busto verso il vuoto, un codino di capelli biondi e un bel completo nero con la camicia sgualcita. Mare si toglie le scarpe con i tacchi alti, osserva Bea (ma non le sembra abbia intenzione di avvicinarsi) e quindi si avvicina al parapetto. Lo scavalca, si siede accanto a Sally e sospira, mentre lui le fruga il viso con gli occhi finché non riesce a metterla a fuoco.

"Sono felice di vederti, baby girl."
"Anche io sono felice di vederti, Jake. Che stai bevendo?"
"Una cosina leggera."
"Hai preso qualcosa?"
"Sei la polizia?"

Sally sorride inebetito, Mare sorride a sua volta, agli angoli degli occhi una rassegnazione amareggiata. Ripensa a tutte le volte che ha dovuto salutarlo per mesi interi da passare in riabilitazione, sperando sempre che fosse la volta buona, quella che le avrebbe restituito un padre se non perfetto, quantomeno dignitoso. Gli poggia una mano su una spalla, lui vibra di sorpresa, oscilla in avanti mentre lei lo tira delicatamente all'indietro. Gli infila una mano nel taschino della giacca, tirandogli fuori le sigarette. La prima la accende per lui, gliela consegna. La seconda per sé.

"Come stai, baby girl? Non parliamo più da così tanto... sei sempre così impegnata, e io ho sempre paura di disturbarti, ah? Ma non pensare che mi sia dimenticato di te. Di voi. Te e Tish, siete la luce dei miei occhi, lo sai? La luce dei miei occhi..."

Bea, più indietro, vibra di insofferenza ferita - a casa il figlio ancora neonato che ha avuto con una rockstar con quasi il triplo dei suoi anni. Mare immagina, ma non le importa.

"E lo so che sembrava di no. Io sono fatto così, mi distraggo facile. E quando faccio musica mi perdo, faccio solo quello, e tutto il resto diventa sfumato... ma non è perché non sia importante. Voi due lo siete sempre state. Voi due, e tua madre... non ho mai amato nessuno come ho amato tua madre. Anche con tutte le stronzate che ho fatto. La coca, i tradimenti... quella bella macchina che ti ho perso a poker, ancora racconti la storia quando devi parlare di me, vero? Bel padre del cazzo che vi siete ritrovate. Ma ci ho provato. Non ci sono riuscito, ma ci ho provato... ma voi, tu soprattutto, tu hai preso i geni di tua madre, invece che i miei."
"Temo di non aver preso i geni di nessuno di voi due, Jake."
"E' tutto ciò che un genitore vuole, lo sai? Una connessione con i suoi figli. E hai ragione tu, io con voi non ce l'avevo. Non di sangue, e non artistica, perché tu e Tish siete uscite con una testa così, enorme e piena di cose, mentre io ho sempre suonato con le vene, con la pelle, e la testa ce l'ho sempre avuta vuota. E poi quando abbiamo scoperto delle ali... l'ho capito subito, prima di capirlo con questa zucca leggera che mi ritrovo. Ho capito che sarebbe stata una cosa troppo enorme perché non diventasse la parte più grande della vostra vita, e io non ce l'avevo. Io non potevo capirla. Capire voi. Mi si è spezzato il cuore. E ho rinunciato. Non avrei dovuto, ma ho rinunciato."
"Jake..."
"No, fammi finire. Non sto cercando giustificazioni, ti prego credimi, non sto cercando giustificazioni per tutta la merda che vi ho fatto piovere addosso. Però è importante che tu lo sappia. Perché... perché penso sempre a quello che direte al mio funerale, tu e Tish. Siete due giovani donne meravigliose, te l'ho mai detto? Siete piene di cose, e di parole, di parole enormi e giuste e mi chiedo sempre se quelle parole le spenderete anche per me, o se... ora che non ho più niente da darvi. Ora che siete cresciute senza di me, aspettando che io mettessi la testa a posto, e non l'ho messa. Mi dispiace baby girl."

Mare oscilla le gambe nel vuoto, fingendo di non avere gli occhi lucidi. Marcus la guarda da lontano, può sentirne il cuore sbattergli contro le costole, ma lo ignora. Ignora Bea dietro di loro, anche lei a distanza, abbastanza intelligente da sapere bene come gli Sherman siano una bolla di individui feriti e disfunzionali, ma una bolla impenetrabile nondimeno. Mare fa un altro tiro alla sigaretta, si fa scendere il fumo fino in fondo ai polmoni.

"Quando Marc mi tradì, e finì su tutti i tabloid, ti stava già simpatico, lo trattavi già come fosse un tuo figlioccio. Però prendesti la mazza da baseball che ti autografò quando eri piccolo Nolan Ryan e andasti a spaccargli tutti i finestrini della ridicola Ferrari che si era comprato da neanche un mese. E quando Tish finì in ospedale la prima volta e il chirurgo vi disse che non erano riusciti a ripararle l'ala, minacciasti tutti di denunciarli e poi gli desti un pugno per cui fosti denunciato tu."

Marcus sbuffa una risata esasperata, mentre gli occhi di Sally si irretiscono di lacrime commosse. E' un uomo ormai anziano, pensa lei. Si sporge di lato e gli poggia un bacio dei più affettuosi sulla guancia.

"Nessuno è perfetto, papà. Hai sempre ragionato poco e reagito di pancia, ma hai fatto quello potevi. Mi hai mandato alle migliori scuole e mi hai fatto sempre fare quello che volevo, anche quando non lo capivi. E' tutto ciò di cui avevo bisogno."
"E sei felice adesso? Hai una vita felice, baby girl? Qualcuno che ti ama, e un lavoro che ti piace?"

Marcus sembra irrequieto sulle proprie gambe, lei lo percepisce appena con la coda dell'occhio. Si ricorda di aver lasciato la pochette con dentro il suo cellulare al tavolo, e all'improvviso sente un senso di urgenza scivolarle sulla pelle.

"Sì."
"Me lo giuri?"
"Te lo giuro."

Sally prende un respiro profondo, sorride, spalanca le braccia e si lascia cadere all'indietro. Sbatte una spalla contro il pavimento della terrazza prima che Marcus riesca ad acchiapparlo, ma non è grave. E' pronto ad essere trascinato nel suo hotel da Bea, e Mare lo lascia fare.

* * *

La notte la passa nella suite di Marcus a parlare e a bere alcolici che non potrebbe comprare, tracannandoli senza gusto come se dovesse fare scorta di oblio prima di tornare nel mondo reale. Esagera, e la mattina dopo ha solo un ricordo molto vago di Marcus che le accarezza i capelli nel panico più totale mentre lei piange parole incomprensibili rannicchiata sul pavimento del bagno. Riceve due chiamate: la prima riguarda Routh, la seconda riguarda Benedict. Lo stomaco le viene stretto e contorto da due tenaglie di angoscia che esercitano prese ugualmente salde ma diverse, accomunate da un senso di imminente disastro che la sta rincorrendo ormai da mesi, e che da poche settimane pensava di essere riuscita a scavalcare.

Evidentemente no. Sveglia Marcus e gli chiede molto piano di prendere la sua macchina ridicolmente costosa e accompagnarla a Philadelphia. Lui si lamenta un po', finché non apre gli occhi e la guarda in faccia. Le chiede dieci minuti per vestirsi, ma gliene bastano nove per essere già fuori dalla porta.




giovedì 1 dicembre 2016

Here Now


"I'm here now."

* * *

Martie (finalmente le ha trovato un nome) le va a poggiare il naso umido contro il piede, infastidendola. Lei prende il primo respiro profondo dopo un'ora di respiri brevi, sincopati, il sintomo del più dolce degli annegamenti. Le lenzuola profumano di qualcosa di familiare, ma anche di pericolo, della minaccia di lutto che torna a bussarle contro la nuca, puntuale. Ma finché ogni cosa rimane chiusa nelle sue ali bianche, finché ogni cosa continua a dormire, può chiudere gli occhi e fingere che il mondo finisca là dove finiscono le sue piume. Per quel momento, le va bene.

* * *

Ignorant before the heavens of my life,
I stand and gaze in wonder. Oh the vastness
of the stars. Their rising and descent. How still.
As if I didn't exist. Do I have any
share in this? Have I somehow dispensed with
their pure effect? Does my blood's ebb and flow
change with their changes? Let me put aside
every desire, every relationship
except this one, so that my heart grows used to
its farthest spaces. Better that it live
fully aware, in the terror of its stars, than
as if protected, soothed by what is near.

* * *

"Are you?"