martedì 21 marzo 2017

Ten Decisions


Margaret Bauman è la prima sconosciuta che non inizia una conversazione sul suo libro esordendo con "mi dispiace molto per sua sorella". Pensa a questo mentre esce dal Macy's Center, la grande libreria al suo interno che ha rifiutato di prestare i suoi spazi a una presentazione di Hyperboreans appena svuotatasi dopo la presentazione dell'ennesimo libro moderato su come umani e superumani risolveranno tutti i loro problemi imparando a convivere. E' quello che dicono tutti - quello che dice il governo, la YGS, quello che dicono i media e tutti coloro che hanno una voce e un megafono abbastanza potente da farla sentire -. Dicono questo, ma non offrono progetti. Non offrono nulla che non sia la pacifica, implicita accettazione che per convivere siano i superumani a dover fare ogni singolo sacrificio. Il sottotesto, pensa Mare Sherman, è che siamo fortunati che ci consentano di vivere.

Mentre cerca la sua macchina in un enorme parcheggio sotterraneo pensa a Zygmunt Bauman e alla sua modernità liquida, chiedendosi cosa avrebbe pensato degli Stati Uniti del 2025, della frammentarietà della comunità mutante, di tutti i suoi suoni cacofonici e discordanti, delle stonature tra fratelli e sorelle che la tengono sveglia la notte. Chi rappresenta i superumani in modo riconoscibile? Il problema posto da Margaret le rimbomba nella testa con una tale energia che la mente la inganna, le fa sentire rumori che non ci sono, passi che cerca con gli occhi e non trova. Il cuore le batte nel petto come un tamburo, ma quello che ha attorno è solo un parcheggio sotterraneo. Deve rilassarsi: è solo un parcheggio sotterraneo, e nessuno vuole farle del male.

Nel mondo che voglio io, tu sei salvo. Si è lasciata alle spalle la rabbia, ma l'ostinazione con cui prova a convincere Benedict le fora ancora il cervello da parte a parte, e lei non può farci niente. Non può non pensare che lui ed Emma siano due liberali moderati assolutamente perfetti l'uno per l'altro, e allo stesso tempo non può fare a meno di credere che da qualche parte, nascosto dietro la vecchiaia che gli sembra essere scesa addosso negli ultimi mesi, Benedict Birkenhead sia ancora il rivoluzionario anarchico che le aveva fatto credere di essere una vita prima. Di avere, dentro di sé, la forza di un uomo disposto a vivere con l'incubo di un mondo che viene demolito con null'altro che la promessa che su quelle macerie verrà costruito qualcosa di migliore. Nel mondo che voglio io, lo sei anche tu. Mentre entra in macchina e accende il motore, una consapevolezza improvvisa la fa ridere: stanno morendo entrambi, stanno morendo più rapidamente di tutti gli altri, ed è altamente improbabile che nessuno dei due veda il mondo che vogliono. O che si salvino, per quello che vale.

Jody gliel'ha detto: che vede nelle persone quello che potrebbero essere piuttosto che ciò che sono veramente. Vive e ama in potenza: quando apre gli occhi su Jody, tutto ciò che è a lungo riuscita a vedere è la sua forza di volontà ferrea, il suo senso di lealtà, il coraggio e la sua natura. Ha visto la madre affezionata e la telecineta che potrebbe rendere la Casa Bianca un cumulo di macerie il giorno della rivoluzione. Ha scelto di ignorare il dolore lancinante del sentirsi tradita, del sentirsi messa sotto scacco dalle circostanze, dalle minacce di Raul Vazquez, dalla decisione di non esporsi tanto da far intervenire la Fenice a sua protezione. E se anche quella pazienza a cui è costretta si sta sciogliendo come cerca sotto il fuoco, quando snocciola la lista di abusi subiti il suo è l'unico nome che non riesce a pronunciare.

Si ritrova sulla porta di casa senza neanche ricordarsi come ci è arrivata. Gira le chiavi e scivola all'interno, sentendosi all'improvviso esausta. Marc è seduto sul bordo del divano e guarda un notiziario, e lei gli sorride senza guardare nemmeno lo schermo.

- Ma hai sentito? Un palazzo intero nella Old City... crollato dal nulla, e la polizia...
- Spegni la tv, dai.
- Com'è stata la presentazione?
- Come tutte le altre.

Si toglie di dosso la giacca e le scarpe, poggia una carezza tra le orecchie di Martie e si lascia cadere accanto a Marcus, sotto il suo  braccio. Lui le passa distrattamente una mano tra i capelli tenendo gli occhi sul televisore, lei gli disegna una traccia di baci tiepidi sul collo.

- Sono morte delle persone.
- Andiamo da qualche parte domani?
- Domani registro con i ragazzi.
- Pensavo stessi ancora lavorando ai testi.
- Lo sto facendo.
- Ti serve aiuto?

Marcus soffia tra le labbra una risata netta, schietta e avvelenata.

- Stai scherzando.
- No, ma non fa niente. Almeno puoi suonarmi il pezzo a cui stavamo lavorando insieme a New York, mesi fa? I'll try anything once?
- Alla fine lo abbiamo scartato. Era troppo lento, l'abbiamo ribaltato. Ora si chiama You only live once.
- Me lo fai sentire?
- Quale?
- Il primo. Il nostro. Finiamolo.
- Non lo registreremo.
- Non importa. 

Marc le getta addosso un'occhiata piena di diffidenza. Lei può sentirne i muscoli irrigidirsi. Sospira e si tira indietro, lasciandogli una carezza su un braccio.

- E' l'unica canzone...

Sospira. Prosegue a fatica, mentre Marc la guarda con la coda dell'occhio, come un animale ferito.

- E' l'unica canzone che non parla di qualcosa di sbagliato che abbiamo fatto. Esplicitamente, o implicitamente. Non parla di tradimenti, di rabbia, di delusione, di desolazione o di come ci siamo fatti male. E' l'unica canzone che dice soltanto: avevamo molte scelte, e ne abbiamo fatte alcune. Abbiamo fatto quello che hanno fatto tutti gli altri, e non siamo speciali per questo. 

Marc ride piano e scuote il capo. Spinge i gomiti sulle ginocchia e affonda il volto tra le mani. Vi strofina sopra i palmi come se volesse fargli prendere fuoco.

- Per me - geme dopo un po' - per me è un pezzo su come tutti quanti moriremo. E su come tu sei... - si interrompe - eri - riprende - l'unico sollievo che riuscivo a trovare. L'idea che un giorno avremmo trovato una strada per rincontrarci. E stare insieme.

Ruota il capo verso di lei, sporto in avanti. Sorride di amarezza. Rimangono a guardarsi in un silenzio di cocci e vetri finché uno non si stanca e va al letto per primo, chiedendosi quanto tempo ci metterà l'altro a raggiungerlo.



Ten decisions shape your life,
You'll be aware of 5 about
7 ways to go through school,
Either you're noticed or left out
7 ways to get ahead,
7 reasons to drop out
When I said, "I can see me in your eyes",
You said, "I can see you in my path"
That's not just friendship that's romance too,
You like music we can dance to

Sit me down,
Shut me up,
I'll calm down,
And i'll get along with you

There is a time when we all fail,
Some people take it pretty well
Some take it all out on themselves,
Some they just take it out on friends
Oh everybody plays the game,
And if you don't you're called insane

Don't don't don't don't - it's not safe no more,
I've got to see you one more time
Son you were born,
In 1984

Sit me down,
Shut me up,
I'll calm down,
And i'll get along with you,

Everybody was well dressed,
And everybody was a mess
6 things without fail you must do,
So that your woman loves just you
Oh all the girls played mental games,
And all the guys were dressed the same

Why not try it all,
If you only remember it once?
Oooh, ooooooh

Sit me down,
Shut me up,
I'll calm down,
And I'll get along with you