Los Angeles
Riescono ad arrivare quando non ha ancora fatto alba, fuori ci sono dodici gradi ma nella struttura ospedaliera se ne sentono almeno ventidue (Marcus prometterebbe che ce ne siano almeno trenta). Possono vedere Tish da dietro un vetro, ma quando Marc le prende la mano per portarla dentro,lei tentenna. Lo guarda con occhi enormi e confusi, e aspetta che sia invece sua madre a uscire fuori. Jules invece rimane a dormire sulla poltrona, tenendole un solo dito sotto il palmo inerte.
- Pensano che sia caduta proprio a causa di una frattura della caviglia, ma il colpo ha fatto il resto... mi sono scritta tutto, sto chiamando medici esterni perché non mi fido, e...
- La seguono qui da quando aveva vent'anni.
- Ciò non significa che...
- Ma che ti hanno detto?
- Che è come se si fosse schiantata contro un muro all'interno di una macchina lanciata in velocità. Ha un polmone perforato dalle costole... ti rendi conto? Per una stupida caduta...
- Dov'è Jake?
- Non lo so, Mirabe.
- Non hai chiamato papà?
- L'ho chiamato, non risponde.
- Bea che dice? Hai chiamato Bea?
- E' sempre la solita storia... non c'è mai, quando serve. Non c'è mai.
- Mamma, hai chiamato la compagna o no?
- No.
Mare si trascina le dita tra i capelli con uno sconcerto incredulo che Marc raccoglie bene poggiandole una mano al centro della schiena e conducendola via. Prendono ognuno il proprio cellulare all'unisono, ma è Mare la prima a chiamare. Deve far squillare il telefono almeno per cinque minuti prima che Bea risponda, in sottofondo il pianto di un bambino molto piccolo.
- Bea, sono Mirabe. Sally è lì?
- Eh?
- Mi puoi passare mio padre, per favore?
- Mirabe?
- Sì, sono io.
- Oh, scusa, no... no, Sally non è ancora tornato, scusa.
- Sai dove andava?
- All'Hendrix Club, ma ormai sarà già chiuso...
- Sai con chi stava?
- I suoi amici...
- Ne ha molti.
- Ma va tutto bene?
- No. Quali amici te lo ricordi?
- No... ma è passato a prenderlo quello col garage enorme... come si chiama.
- Quello con tutte le macchine, intendi?
- Sì, lui.
Le riattacca in faccia involontariamente: di dirle ciao se ne è dimenticata. Quando alza lo sguardo, Tish oltre il vetro è attaccata a un respiratore. Marc le sfiora una spalla.
- Sta con il monaco? Vado a prenderlo io.
- Vengo pure io.
- Tu resta qui con Tish e con tua madre... e con Jules, okay?
- No. - Mare scuote il capo con energia, mentre si sente sotto le piante dei piedi il prurito del tempo che stringe, un'ansia istintuale prima di tutto - lo porto qui, dovrebbe stare qui. Vengo con te.
Marc vorrebbe farle cambiare idea, ma mentre cerca le parole lei si è già fatta dare le chiavi della macchina di Rachel e sta ripetendo a bassa voce quanto le ha detto lei: settore giallo, zona E, la Prius gialla che si è regalata come premio di consolazione dopo essersi fatta soffiare l'Oscar.