Suo padre è il più facile.
- Hai letto il mio libro?
- Certo che sì, è sul mio comodino. Se sempre così brava. Questa settimana lo finisco. Di che parla?
- Non l'avevi già iniziato?
- Certo, certo, intendo come finisce. Vado a pensare in spiaggia dieci minuti, se tua madre mi cerca dimmi che non mi hai visto.
- Mia madre...?
- Bea, intendo Bea. Ci vediamo dopo, baby girl.
E se ne va.
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- E' la tragedia di ogni genitore adottivo. Dai un figlio ogni cosa, ma non è mai abbastanza. Ogni volta che qualcosa andrà male, nella sua testa starai competendo contro l'immagine idealizzata dei suoi genitori naturali. E non importa quanto fossero terribili, inadatti, infelici: vinceranno sempre loro.
Mare rimane in silenzio, si guarda le ginocchia.
- Certo, la maggior parte delle persone non deve poi vedere il proprio dolore romanzato, e il suo personaggio incattivito perché possa essere un buon villain in un libro.
- Non è quello che ho scritto.
- Non lo è? Tutto ciò di cui i giornali hanno parlato negli ultimi due giorni è di quanto Sally Sherman e Rachel Carson siano stati genitori inadeguati.
- Non sono giornali, sono tabloid.
- E se posso capirlo per tuo padre, io ho fatto tutto ciò che ho potuto, Mirabe. Sono stata lontana dall'essere perfetta, ma vi ho dato una casa, vi ho pagato un'istruzione eccellente, vi ho permesso di esplorare ogni cosa che voleste fare, comprese quelle che non capivo. A nessuno è concessa una vita perfetta, Mirabe. Ma se una vita perfetta esiste, la tua ci si è sicuramente avvicinata.
Mare non risponde. Punta un gomito contro il finestrino e si sfiora la fronte con le dita. Guarda la strada scorrere per un lasso di tempo che sembra infinito.
- Hai fatto tutto quello che hai potuto. Non ho più l'età per avercela con te per non essere una persona diversa da chi sei, mamma.
- Ce l'hai con me perché sono un'umana.
La voce di Rachel trema di rabbia.
- Perché pensi che io non possa capirti. Non ho bisogno di leggerlo in un libro per sapere chi sei. Anche se vuoi creare una Nazione tua pur di tenermi lontana... sei mia figlia.
Mare le guarda il profilo. Sono anni che non la vede con gli occhi genuinamente lucidi.
- Sei mia figlia.
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Forse chiede ad Emma di venire con lei in spiaggia perché non vuole saperla sola, forse perché vuole mostrarle chi è veramente (una persona con un paio d'ali). Forse vuole dimostrare a se stessa che può fidarsi di un'umana al punto di usare i propri poteri di fronte a lei senza temere di essere denunciata all'SCF. Tish, più tardi, le dirà che Emma le piace, mentre Little Rob, l'agente di suo padre che la conosce fin da bambina, le dirà che non si è perso l'acume di presentarsi al matrimonio con una donna (abbastanza da stuzzicare l'interesse voyeur dei media) ma umana (abbastanza da rassicurare sul fatto che non sia fatta della pasta dei genocidi, e che gli umani non hanno motivo di temerla).
Pensa a Routh tutta la sera. Ha messo anche il suo nome sul biglietto del regalo di nozze che ha scelto praticamente da sola. Lei non ha potuto fare a meno di chiedersi se non abbia deciso di andare in California con loro perché avesse percepito che qualcosa sarebbe andato male, che la loro amicizia aveva una data di scadenza. Non riesce a togliersi dalla retina l'immagine impressa delle sue spalle mentre esce da Mutiny un'ultima volta, e non può bere per sfumarne i colori.
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Allora va da Marc. Emma è andata a dormire e così Jules e Tish, piena di lividi ma felice. Affonda le dita nella sabbia e gli dice: "parliamo". Lui, con la cravatta allentata e la giacca tutta sgualcita, si trascina i palmi sul viso e dice "sono stanco di parlare".
"Ok", lei accetta docilmente. "Allora non dire niente. Torna sulla East Coast con me. Vivi nella mia casa, dormi nel mio letto, porta a spasso il mio cane quando io non posso." Marc soffia tra i denti un sorriso frastornato. All'orizzonte albeggia.
- Pensavo fossi lo stronzo per cui non ci sarà posto nel tuo fazzoletto di terra di merda per soli mutanti.
- Non ci sarà. E' per questo che dovremmo stare un po' insieme, intanto che possiamo.
- Come faccio a sapere che non cambierai idea da qui alla Pennsylvania?
- Te lo prometto. Stai incidendo un album a New York, tutto s'incastra.
- E perché pensi che io sia disposto a darti un'altra chance? Dopo tutto questo.
- Perché io ne ho date tante altre a te.
Il giorno prima, in un'intervista, il giornalista di Rolling Stone gli ha chiesto ironicamente come ci si sentisse a traumatizzare così tanto le proprie fidanzate da spingerle a teorizzare la creazione di una Nazione che sia a lui virtualmente irraggiungibile e poi, più seriamente, con un ammiccamento complice, gli ha chiesto come fosse stare come una mutante. Tra le lenzuola. Lui ha riso ed è stato al gioco, ha raccontato un aneddoto piccante senza fare nomi, e si è reso conto che avrebbe dovuto sentirsi in colpa solo diverse ore più tardi. Gli ha ricordato di non essere mai stato perfetto, e allo stesso tempo con quale odiosa ossessione quella donna gli è rimasta nella vita.
- Allora, vieni? Ti ho già comprato il biglietto.
Lui le passa un braccio dietro la schiena e sospira, continuando a guardare il cielo senza risponderle.