giovedì 21 luglio 2016

Pretty Things


Non ha nemmeno sedici anni (ma tutti le dicono che sembra molto più grande) quando, nel backstage di uno dei concerti di suo padre, un bell'uomo sui quaranta le poggia una mano sul ginocchio e le dice che, con un corpo come il suo, dovrebbe assolutamente dedicarsi all'alta moda. Gioca con i suoi riccioli mentre lei ride, blandamente a disagio, e le racconta di conoscere tutti gli stilisti famosi e che, se è disposta, potrebbe sicuramente trovarle un lavoro nel campo. Lui si chiama Daniel Seimetz, è il più importante fotografo di moda che Hollywood conosca, e tutti dicono che abbia un occhio per il talento. Mare lo racconta a suo padre il giorno dopo, ma Sally Sherman ha la testa troppo appesantita dalla sbornia della sera prima per poter riuscire a seguirne il discorso. Però non vuole darlo troppo a vedere - Mare è lì per passare un po' di tempo con lui durante le vacanze, un appuntamento sul calendario da mesi dopo l'ultima sfuriata telefonica ricevuta dall'ex-moglie per il troppo poco tempo che passa con le figlie - e allora le dice che sicuramente avrà successo, se vuole farlo, se è ciò che le interessa. You're so pretty, le dice, che nessuno al mondo ti direbbe mai di no.

Un anno dopo, in qualsiasi angolo della città si trovi il festino in cui è andata a finire (non ne è certa), sua madre se la va a riprendere. La trova sorridente, annichilita da qualche sostanza chimica su un enorme letto con lenzuola di seta occupato da almeno altre tre persone in condizioni simili. La prende per il polso così forte da farle male, e se la trascina via a testa alta, ignorando tutte le persone che si voltano per guardare la magnifica Rachel Carson camminare. Mare viene spinta nell'abitacolo della macchina mentre la confusione chimica viene pian piano sostituita da una mortificazione strisciante. "Ho un servizio fotografico domani", biascica. Rachel risponde: "no, non ce l'hai".

Se vuoi entrare nel mondo dello spettacolo, entra nel mondo dello spettacolo giusto, le dice Rachel. E' lei a trovarle i primi provini, a suggerirle di prendere il primo ruolo secondario a sedici anni e a darle la sua benedizione quando a diciassette le danno il ruolo femminile più consistente in "Headstrong", una piccola produzione indie nelle mani di uno dei più stimati registi emergenti di Hollywood, Jacob Reitman. Lui passa i mesi delle riprese a riempirla di regali e a scatenarle nel petto terremoti deleteri per la sua stabilità mentale e irrinunciabili per la qualità della sua performance. Tre anni dopo, Mare è nelle braccia del frontman di uno dei gruppi rock destinati a sfondare nel giro di pochi mesi. Piange di vergogna dopo l'uscita in rete di un video che la ritrae rotolarsi in un letto, nuda e bendata, con Reitman e il protagonista di Headstrong. Marcus, in un goffo tentativo di sdrammatizzare, le dice: "che ti frega, tutti scopano, non c'è niente di peccaminoso. E poi guarda: hanno preso sempre la tua parte buona. You look so pretty in it."

Una vita più tardi, si trova in uno scantinato infestato di topi da qualche parte nella Pennsylvania, al centro di una gabbia pensata per tenere chiuso all'interno un suo simile. E' una persona vera, completa, che sta facendo qualcosa di importante con il suo tempo e, per pochi attimi, ha stabilito una connessione sincera con chi ha accanto (per quanto sottotono, silenziosa). Sorride in modo ironico, provoca delicatamente perché premere i tasti delle persone le permette di testarle. Non si aspetta che l'uomo che ha davanti le schianti sulla bocca un bacio avido, da cui si sente consumata. Divorata. Nelle mani di Benedict Birkenhead, si sente questo: un oggetto del desiderio. Prezioso e ricercato. Raro. ma comunque inanimato. L'idea le fa torcere lo stomaco, le fa scattare tutti gli allarmi. La riempie di una rabbia antica e passiva per cui Birkenhead non ha colpe, ma è una diffidenza di cui non riesce a fare a meno. Per tutta la notte successiva non riesce a togliersi di dosso la sensazione di essere stupida - di essersi comportata stupidamente, di aver stupidamente permesso che anche quel briciolo di controllo su se stessa le fosse sottratto.

Glielo diceva anche Seimetz, ogni volta che diventava frustrato dalla sua espressività troppo marcata e dalle costole sporgenti che avrebbe dovuto ritoccare con photoshop. Non è così difficile, uccellino, urlava al cielo, esasperato. Inarca la schiena e sorridi, tutto qui! Just smile, and be the pretty, pretty thing you are.