2023, Los Angeles
Donna le poggia le mani sulle spalle e la mette a sedere. "E' ora di fare quel discorso", le intima, e non ha intenzione di sentir ragioni.
L'annuncio della candidatura è ormai alle porte, e nessuno se l'aspetta. Il team è composto, i ruoli decisi, Donna Juliano saldamente al timone come campaign manager ha almeno dieci anni in più della sua candidata e quando il lavoro le è stato offerto era pronta a ritrasferirsi in New Jersey e occupare lo scantinato dei suoi genitori: l'unico posto che l'avrebbe accolta nonostante le voci sempre più insistenti sulla sua natura metaumana. L'equivalente di una pistola alla testa. Nessuno avrebbe puntato due soldi sulla candidatura di Mirabe Sherman, e Donna Juliano era la giusta combinazione di professionalità e disperazione per prendere l'incarico.
"Non ci possiamo girare intorno. Non possiamo saltare lo step. Ti stai candidando come una rivoluzionaria, mutante e pure mezza africana: le parti della tua identità che possiamo controllare, dobbiamo controllarle."
"Ed essere una lesbica impenitente non fa parte della nostra narrativa?"
"Lesbica?", geme Donna, "non eri solo bisessuale?"
Mare la guarda; le piace farla soffrire. "Va a periodi. La sessualità è fluida."
Donna sospira. Si passa la mano tra i capelli, il suo equivalente moderno del battersi i pugni contro il petto: è pronta a combattere (meglio: sa che le toccherà farlo).
"Beh, è meglio che cambi periodo e torni a farti piacere gli uomini molto in fretta, perché da oggi fino alle elezioni dovrai essere più etero di Nancy Reagan."
"No."
"Perché? Santo Gesù, se la tua sessualità è più liquida del vomito di un neonato, se hai deciso di candidarti per la carica politica più ambita in tutta la California e se sei abituata (come mi hai detto cento volte) a far buon viso a cattivo gioco, puoi (Dio benedetto) dirmi perché non puoi fingere di stare con un uomo per il tempo necessario a farti eleggere a sindaco della fottuta città e area metropolitana di Los Angeles?"
"Voglio vedere dove va a finire con Lola. Siamo molto innamorate."
Donna boccheggia. "Lola? Lola che conosci da un mese e mezzo, Lola la finalista del decimo ciclo di Mexico's Next Top Model che alla fine non ha nemmeno vinto? Quella Lola?"
"Mi fa sentire cose che non ho mai sentito prima."
"Ha quasi dieci anni meno di te."
Oh, Mare lo sa lo sa benissimo. Sa che è inaccettabile, sa anche che ha pensato tutta la settimana a come chiudere le cose con Lola, e l'unico motivo per cui non l'ha ancora fatto è la temporanea vacanza di lei dalla sua famiglia a Tijuana. Guarda la sua campaign manager con una faccia di marmo senza precedenti, e Donna pensa che avrebbe bisogno soltanto di una persona che la prendesse a schiaffi professionalmente. "D'accordo", le dice, colta da un'illuminazione: "allora mi dimetto".
Lascia casa sua a testa alta, senza neanche aver bisogno di guardarla per sapere di averla presa in contropiede.
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E infatti due settimane dopo la trova attaccata al suo campanello, con un paio di occhiali da sole più grandi della sua faccia e un'espressione torva che le strappa un "porca puttana, va bene" (si capisce che è frustrata perché altrimenti non userebbe mai una profanità così profondamente radicata nel linguaggio sessista), "ma l'uomo lo decido io, ho già delle idee."
"No, per niente: ora ti metti comoda e ti presento le tue alternative. Ne ho tre."
Mare non ne è felice, ma si butta sul divano con le braccia incrociate al petto, scontenta ma arresa. Donna si assicura che resti lì passandole addosso un'occhiata densa di cautela, dopodiché va a prendere il fascicolo con i vari candidati. L'ha tenuto sul comodino per due settimane, sicura che quel momento sarebbe arrivato.
E infatti.
"Il primo è il Deputy Chief del Bureau Antiterrorismo e Operazioni Speciali--"
"Intendi... Los Angeles Police Department?"
"Sì."
"No."
"Ascolta, prima: è perfetto per la tua immagine, ti aiuta a bilanciare i tratti più... sovversivi del tuo programma. Un membro delle forze dell'ordine al tuo fianco rassicurerebbe gli elettori sui tuoi valori e--"
"Non ho intenzione di mettermi al braccio un individuo che lavora per un'istituzione pubblica che non permette l'ingresso di superumani al suo interno. Chi altro hai?"
Donna scuote il capo, infelice. Lascia cadere sul divano le informazioni del primo candidato, passando al secondo.
"Simon Rockberg. Trentadue anni, stella nascente del mondo delle startup tecnologiche, CEO del primo sito di social shar--"
"Nope. Nessuno dalla Silicon Valley. Il prossimo?"
Donna geme, avvilita. E' pronta a prendere le difese di Rockberg, ma Mare accavalla le gambe e si rimette addosso la consueta faccia di marmo che vorrebbe ogni volta prendere a schiaffi. Lascia cadere anche la seconda cartellina di documenti, e apre la terza con un sospiro quasi arreso.
"Meglio che questo te lo faccia piacere: Daniel Wolk, oncologo specializzato in tumori dell'infanzia, lavora al Mattel Children's Hospital e le famiglie di tutti i suoi pazienti hanno solo ottime cose da dire su di lui."
Donna guarda la sua assistita, e può intuirne nel modo in cui piega le labbra che stia per dare esito negativo anche su Wolk. Spalanca le braccia e alza la voce, esasperata: "dannazione, Sherman! E' uno stronzo che salva la vita a piccoli bambini con il cancro! Teste pelate e tubicini nel naso e tutto, che diavolo c'è che non ti convince?"
Mare riflette. Incassa il capo nelle spalle, oscilla il piede della gamba accavallata nel vuoto. "E' un mutante?"
"Non che io sappia, ma del resto a te serve un umano, o sembrerai chiusa in un ghetto."
"Lui cosa vuole? Che ritorno ne ha?"
Donna sospira a fondo. Si passa una mano tra i capelli e, con molta cautela, va a sedersi sul divano accanto alla futura candidata sindaco di Los Angeles.
"Non lo so. Un reality show, una diva di Hollywood da tenere al braccio, un feticismo per le superumane? Il suo pubblicista è stato fumoso a riguardo. Ma è così importante?" chiede, mentre le scruta il profilo crucciato. "Ti serve, Sherman. Ti serve più di quanto immagini. Credimi."
Mare espira dalle narici, combattuta. Le sembra di avere il muro dietro le spalle: Donna ha ragione, e lei ne è perfettamente consapevole.
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"Sei un'ingenua", le aveva detto sua madre anni prima, gelidamente. "Marcus ti ha sempre girato attorno solo per star vicino a tuo padre, e adesso sta usando il tuo nome e la tua immagine per far credere che la sua rumorosa band da quattro soldi sia rilevante."
"Ti sbagli", le aveva risposto, "con noi è diverso, ci capiamo, stiamo bene insieme. Non vuole niente da me."
"Tutti vorranno sempre qualcosa da te." E aveva sorriso.
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Donna Juliano, 2023 |