I can't sleep in the waiting room.
I can't find the keys that open those doors
That let me on the stairs
And onto the roof
Where there's actually air
And room to swing my fists
And my ears stop ringing
I can hear everything
I can't stand on only one leg.
Keys
di Tirunesh Sherman
Dalla raccolta "Hollow Bones".
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L'importante è fare cose. L'intervista, la cosa nella North Town, la preoccupazione per Austin, cercare Austin, non trovare Austin, dov'è Austin? La macchina s'ingolfa, portala dal meccanico, la odi ormai, cambiala. Andare in una concessionaria, guardare macchine nuove migliori ma non tanto migliori da fartele rubare, scrivere, acquisire nuovi libri, chiamare la casa editrice, venire messa in attesa dalla casa editrice, iniziare a chiamare tutte le librerie dello stato per organizzare presentazioni del libro, ricevere silenzi imbarazzati, cambiare faccia, dare un pugno in faccia a Noah, cambiare faccia. Parlare con Inara, sentire quanto pesa un fucile di precisione, valutare di imparare a usare meglio un fucile di precisione, valutare di imparare meglio a usare più armi, valutare di non sentirsi più dire da quel pallone gonfiato che è inutile in combattimento, valutare di imparare a difendersi nel caso in cui Victor desse di nuovo di matto quando non c'è nessuno nei paraggi. Cambiare di nuovo faccia, tornare a casa, guidare la macchina per tornare a casa, la macchina si ingolfa, la macchina va ancora portata da un meccanico, portare la macchina da un meccanico, Routh ha detto così, non pensare a Routh, potrebbe dare la macchina ai ragazzi, non pensare ai ragazzi, dov'è Austin? Marc ha chiamato di nuovo, richiamare Marc, richiamare Marc almeno una volta, magari domani, stasera non ce la faccio, stasera mi rilasso.
Jody le ha detto che adotterà una bambina, suppone nel modo sgangherato e illegale con cui Jody potrebbe adottare chicchessia, un'umana. Che è una cazzata non gliel'ha detto, la preferisce tranquilla, e poi ha smesso di litigare con lei. Le bacia le nocche, ringrazia Dio che Pearl gliel'hanno tolta, è lontana, che non è nei paraggi per ciò che avverrà. Torna a casa.
Sì, torna a casa. Conta la quantità giusta, il mix esatto di droghe e farmaci per provocarle trentacinque minuti di serenità e poi una morte controllata, temporanea (chiama così un sonno senza sogni, senza Tiru). Keller le ha chiesto un ricordo, un momento buono passato con sua sorella, lei ha schiuso le labbra per dirglielo e poi è rimasta muta, ha detto che avrebbe preferito sorpassare l'argomento.
Conta le gocce, conta i granelli. Avrebbe potuto dirgli di quella volta che Tish lesse Il gabbiano Jonathan Livingston per la prima volta, e passarono le settimane successive a fuggire di casa la notte, sull'oceano, e a provare a replicare le stesse acrobazie aeree di Jonathan. Avrebbe potuto raccontargli di quello che Tish stava pianificando di fare piuttosto che andare al college: di come passarono giornate e giornate intere a pianificare l'anno sabbatico tra le superiori e l'università durante il quale sarebbero andate a vivere in una sorta di comune hippie in Florida dove si diceva che tutti i superumani usassero liberamente e senza giudizi esterni i propri poteri. Avrebbe potuto raccontargli del suo matrimonio, di come l'ultima cosa che hanno fatto insieme sia stata volare, anche se con le reti, anche se con i lividi, avrebbe potuto dirgli che tutti i migliori ricordi che ha di sua sorella sono ricordi di quando poteva volare e si concedevano il volo, ma poi avrebbe dovuto anche dirgli che la morte rovina ogni buon ricordo, lo contamina, lo rende inutile, buio e doloroso.
Marc la chiama di nuovo quando è già quasi del tutto partita. Gli risponde distrattamente, senza riuscire a sentire neanche i propri pensieri, e non fa caso a lui che le dice di aver infilato Sally nell'ennesimo centro di recupero per tossicodipendenti, e che sua madre si sta riprendendo, e che Jules ha ripreso più o meno a mangiare, anche se sta ancora a pezzi, e che forse è il caso che torni per l'apertura del testamento ma se non vuole non deve, può essersi su skype, e che ci sono ancora alcune cose da sistemare ma che tra poco, forse, tornerà a New York per finire l'album, a meno che non ci siano cose che lei ha bisogno che faccia in California, cose di cui ha bisogno che lui si prenda cura.
Di me, gli risponde Mare piagnucolando, e non gli ha mai detto niente di simile. Ho bisogno che ti prendi cura di me, non lo farà nessun'altro, gli confessa con il cervello ribaltato dalla fantasiosa chimica degli stupefacenti, quando torni, quando puoi tornare? Mi rispondi, quando torni?
Mentre lei continua a chiederlo, dall'altra parte del continente Marcus si fa scivolare le mani con il cellulare in grembo, desolato, ferito dal dolore di una perdita che nessuno gli ha ancora lasciato il tempo di elaborare. Ripensa alla prima volta che ha visto Tish, alla bellezza morbida del suo sorriso antico, alla saggezza dei suoi movimenti lenti, a tutte le cose che si sono detti in tutti gli anni che si sono conosciuti, poi pensa che non la rivedrà mai più, che in tutto il resto della sua vita non rivedrà mai più Tirunesh Sherman. Non è mai stato bravo ad essere all'altezza delle situazioni. La sua consueta tattica è sempre consistita nello scomparire per un po' e poi farsi rivedere ad acque calmatesi, ad acque placide, a ciclo entropico terminato. Dall'altra parte della linea qualcosa al centro del cervello di Mare deve averlo capito, perché le suppliche diventano singhiozzi, e i singhiozzi ci mettono poco a prendere il suono di imprecazioni, e poi insulti, e poi urla confuse, e poi solo collera. Smettono quando lei schianta il cellulare contro il muro, e Marc in California è ancora lì, con gli occhi lucidi, il desiderio di fuga incastrato nelle tempie e un bivio sotto i piedi.
We're falling now, can't make it stop
Our arms are open for the thing we want
But what we want just can't have
What could've been but the timing's bad
Don't cry cry baby now
You're my my Lady Luck
We follow the signs to make us meet
Into the night, to places no-one sees
I never learned from looking back
You picked me up from off my back
But now it seems our time has passed
Don't cry cry baby now
You're my my Lady Luck
You picked me up right off my back
I'd fallen down you brought me up
We shared the night until the morning comes to take us
Back away to where, we chose to belong
But maybe we're wrong but we gotta be strong
There's too much to loose
And maybe we're fools, who knows
Who knows, who knows
We follow the signs to make us meet
Into the night, to places no-one sees.