Sale in macchina e prende un respiro profondo. Sul sedile del guidatore si cambia le scarpe: da tacchi a suole basse, utili per guidare, ma la verità è che - nonostante la stanchezza - non vuole davvero andare a casa. Accende il motore di malavoglia, si sintonizza su una stazione che le piace, di sola musica, e si avvia molto lentamente, scegliendo di proposito la strada più lunga.
La mattina stessa Cornelius Golster l'ha chiamata tre volte, e lei ha avuto bisogno di prepararsi psicologicamente per richiamarlo durante il primo pomeriggio. Ha parlato con la sua segretaria più a lungo di quanto avrebbe dovuto per ritardare il più possibile la conversazione di cui sapeva perfettamente il contenuto: anche tutti i soldi rientrati da abiti, gioielli, scarpe costose che ha rivenduto stanno finendo. Cornelius ha iniziato dicendo Mirabe, arreso, e lei ha risposto lo so. Dammi ancora una settimana, mi farò venire in mente qualcosa. Ha pensato a un prestito bancario, ma per ritardare l'inevitabile?
Un'idea, un'idea. L'unica idea che non riesce a togliersi di testa è l'odore di Jody e quanto sia stata patetica a immaginare di poter giocare alla famigliola felice quei pochi giorni in cui Pearl è stata a Philadelphia. E' un buco nero di vergogna e frustrazione in cui le cade la testa tutti i giorni, senza che riesca a uscirne del tutto, ricoprirlo, renderlo meno pericoloso. E più la trascina verso il fondo, più non può fare a meno di pensare che se non riesce a convincere nemmeno chi le è più vicino, non riuscirà mai a trascinare folle, a comunicare efficacemente il motivo per cui combattere sia davvero così fondamentale.
Ma lo è davvero? Il mondo sta finendo, non è così? Più si avvicina nel Southside, più ne vede i segnali: i vetri rotti, i cassonetti rovesciati, una macchina in fiamme. Accarezza il volante e quasi le viene da gemere nel rendersi conto di quanto sarebbe ironico se tutto quel caos si risolvesse nell'incendio della sua macchina. Ma c'è quasi qualcosa di rassicurante nel sapere che adesso il mondo intero condivide ciò con cui lei vive ormai da mesi: la semi certezza di una morte imminente e inevitabile, completamente fuori dal proprio controllo.
Ma deve tenere quel controllo, continuare a progettare per il futuro come se un futuro ci fosse. Per questo a Jackson Backer ha proposto di fare di più, contribuire di più. Nata e cresciuta a Hollywood, sa riconoscere la faccia di una persona telegenica, la voce di qualcuno che piacerebbe a un pubblico, la storia che catturerebbe i telespettatori. Piacere, se c'è una cosa che sa fare bene è quella. Se volesse, potrebbe ribaltare la propria vita e diventare una persona che piace dal giorno alla notte: smussare gli angoli ma non l'ironia, liberarsi del sarcasmo, moderare i toni, fingersi sinceramente interessata dei propri interlocutori, rivedere il proprio piano politico, predicare nonviolenza e magari farsi assumere alla YGS. Piacerebbe a tutti, anche se sarebbe solo una bugia. Ma quanto di chi è adesso, pubblicamente, è verità? A Jackson, quando le ha chiesto perché si fida, ha risposto di avere lo spirito dei giocatori d'azzardo: sceglie le persone in cui investire e vi si dedica al cento percento, e anche se a volte si risolve in disastri annunciati, ogni tanto riesce anche a vincere.
Parcheggia la macchina il più lontano da zone di passaggio che conosce, contrariamente a quanto fa di solito - quando la parcheggia di fronte a Mutiny per poter controllare costantemente che nessuno la rubi o vi attacchi sotto una bomba -. Sale le scale nonostante l'ascensore adesso funzioni di nuovo, e indugia per un minuto pieno sul pianerottolo prima di entrare.
Marc sta già dormendo. E' arrivato da New York quando è uscito il comunicato dell'Apocalisse, e ha rifiutato di andarsene. A lui è legata da una molla dolorosa che impedisce loro di allontanarsi troppo senza presto, inevitabilmente, stringerli di nuovo insieme, anche cozzando l'uno contro l'altro. Se lui non stesse già dormendo, sarebbe probabilmente troppo orgogliosa per togliersi il completo e infilarsi sotto le coperte accanto a lui, abbracciargli la schiena solo per sentire contro il petto un odore e un respiro familiare. Lui forse è nel dormiveglia quando le accarezza gli avambracci e accetta quel contatto senza cercare di renderlo nient'altro.
La mattina dopo si sveglia tardi ma lui è già in piedi. Le porta al letto la colazione - il caffè e una macedonia - mangiano insieme, ridono, poi lui le chiede se ha pensato a cosa starà facendo Mirabe Sherman dall'altra parte. E' una domanda fasulla, e la risposta non gli interessa davvero: gliela sta ponendo solo perché vuole che Mare gli chieda lo stesso, e lei lo sa. Lo accontenta. Lui le prende la mano e gliela trascina sul proprio petto. Le dice che, nell'altra dimensione, forse non si sono mai incontrati, lui non è mai diventato famoso, e a quest'ora sarebbe morto di qualcuno dei vari vizi a cui è sempre stato prone. Oppure lei ha detto di sì la prima volta che le ha chiesto di sposarlo, e ora sarebbero una power couple hollywoodiana con almeno due figli bellissimi come te. E non si sarebbe mai, mai tinto metà capelli di rosso, qualche mese fa.
Lei ci pensa. Gli guarda le nocche, vi passa sopra il pollice.
- Pensi davvero che non saresti diventato famoso, senza di me?
Marc fa scivolare la testa contro la sua. Le bacia la fronte, poi un sopracciglio, con cautela.
- Non avrei mai conosciuto Sally, e lui mi ha sempre aiutato.
- Solo per quello?
- No, lo sai che no-- honey bunch, quando scrivo scrivo di noi, lo sai. O di te.
- Oppure scrivi con me.
- Lo sai.
- Quanti pezzi avremo scritto insieme?
- Non so contarli.
- Ed ero in sala di registrazione, ogni volta, per dirti cosa funzionava e cosa no.
- Mi fidavo solo di te.
Marc le bacia un orecchio, lei rabbrividisce infastidita, ma si scioglie quando sente le labbra calde di lui sul collo. Prende un respiro più profondo.
- Ci sono stata per anni, per te. Qualsiasi cosa stessi facendo nel frattempo, quando chiamavi, io c'ero. A dirti come si facevano le cose Hollywood. A decidere quale immagine dei photoshoot era più efficace. A correggerti, a dirti cosa funzionava e cosa no. A cantare sulle tue demo. Ci sono stata per te quando stavo per morire di fame e hanno dovuto chiudermi in riabilitazione-- due settimane dopo che mi avevi tradito pubblicamente ti stavo mandando le mie correzioni sul testo di 11th Dimension.
Marc alza gli occhi su di lei. Le accarezza le spalle e le clavicole, poi una guancia. Alla fine torna dritto e si lascia ricadere le mani sulle gambe.
- E' ora che paghi, Marcus.
Sbatte le palpebre, incredulo. Mare, come colta da un'epifania, ruota il capo e lo guarda negli occhi.
- E' ora di sederci a un tavolo e valutare quanto vale tutto ciò che ho fatto per te gratuitamente, e che invece avresti dovuto pagarmi. Le ore infinite di lavoro, lo stress e l'ansia di avere la mia vita nei ritornelli della Top 50.
- Sei seria?
- Sì. E se non vuoi farlo, non mi importa: ti trascinerò in tribunale. Ti trascinerò sui giornali di mezzo mondo come quello che ha rubato lavoro alla sua ex, e non te ne riprenderai mai.
Marc sfiata il nervosismo in una risata tesa, incredula, poi preoccupata.
- Se ti servono soldi devi solo dirmelo, pretty punk. Non serve tutto questo circo. Non serve nessuno: dimmi un numero. Non mi mancano.
Mare prende un respiro profondo e poi gli preme le labbra contro le sue, in un bacio profondo, assetato. Lo ribalta sul letto, lo fa stendere, gli sale sopra a cavalcioni. Gli toglie la maglietta e si toglie la propria. Gli lascia sulla pelle una scia di baci e morsi.
- Ti amo -, gli dice per la prima volta da quando si conoscono, mentre lui ha difficoltà a regolare il respiro affannato, irretito dall'odore di lei - ma non voglio i tuoi soldi. Voglio i miei. E tu me li pagherai fino all'ultimo centesimo.
Pleased to meet you baby I'm your fool
I'm the patron saint of the cruel
There's a dark room in my soul
When I hear your name baby I lose control
Hear me now here me now
There's nothing very much
I wouldn't do to catch your eye
And you can't see me now,
There's just too many things I'm haunted by
I'm no loser but I can't win
I'm the right man in the wrong skin
I could be our holy ghost
But I'll be deaf dumb and blind when you need me most...