giovedì 8 dicembre 2016

Light Headed


"Hai controllato il cellulare ogni cinque minuti per tutta la sera."
"Scusami mamma, hai ragione. Aspetto notizie importanti."
"Che tipo di notizie?"

Mare scuote appena il capo e ripone l'iPhone nella minuscola pochette che ha con sé, allargando lo sguardo di lato sulla vista di New York dall'alto che poche sale in tutta la città offrono. Manhattan è un'isola molto piccola, e la serata di gala a cui si trovano (un altro evento per nutrire i bambini in Africa tramite grandi operazioni di beneficenza che risolvono un problema temporaneamente distruggendo allo stesso tempo le infrastrutture locali) un'isola ancora più piccola, popolata da grandi personalità e, più in generale, gente con molti soldi. Mare ha accettato di partecipare insieme a sua madre e al suo compagno - uno dei più famosi compositori di colonne sonore per Hollywood - alla serata sperando di individuare tra i partecipanti qualcuno che possa essere interessato a investire in Mutiny, ma fino ad ora tutti i suoi tentativi sono falliti.

Ha un vestito verde, un trucco volutamente eccessivo sugli occhi che si arrampica lungo le tempie e prende anche parte dei capelli. Ha anche incrociato Marcus, al suo braccio una bella modella che ha ben imparato a fingersi frivola per compiacere gli uomini che se la portano in giro come fosse un accessorio. Bea, la compagna di Sally, le è sempre sembrata lo stesso tipo di persona, e il fatto che avesse due anni meno di lei non ha mai aiutato. Quando le tamburella su una spalla sarebbe quasi tentata di non voltarsi, ma poi le sussurra che c'è bisogno di lei al piano di sopra. Mare si scusa, sorride, e la segue fuori dalla sala.

L'ampio terrazzo è vuoto: è troppo freddo perché qualcuno vi si avventuri. Mare rabbrividisce, si massaggia le braccia scoperte, segue il gesto con cui Marcus, incerto sulle proprie gambe, le suggerisce di avvicinarsi. Sally Sherman è seduto sul parapetto, ha una bottiglia di champagne in mano trafugata di nascosto e oscilla il busto verso il vuoto, un codino di capelli biondi e un bel completo nero con la camicia sgualcita. Mare si toglie le scarpe con i tacchi alti, osserva Bea (ma non le sembra abbia intenzione di avvicinarsi) e quindi si avvicina al parapetto. Lo scavalca, si siede accanto a Sally e sospira, mentre lui le fruga il viso con gli occhi finché non riesce a metterla a fuoco.

"Sono felice di vederti, baby girl."
"Anche io sono felice di vederti, Jake. Che stai bevendo?"
"Una cosina leggera."
"Hai preso qualcosa?"
"Sei la polizia?"

Sally sorride inebetito, Mare sorride a sua volta, agli angoli degli occhi una rassegnazione amareggiata. Ripensa a tutte le volte che ha dovuto salutarlo per mesi interi da passare in riabilitazione, sperando sempre che fosse la volta buona, quella che le avrebbe restituito un padre se non perfetto, quantomeno dignitoso. Gli poggia una mano su una spalla, lui vibra di sorpresa, oscilla in avanti mentre lei lo tira delicatamente all'indietro. Gli infila una mano nel taschino della giacca, tirandogli fuori le sigarette. La prima la accende per lui, gliela consegna. La seconda per sé.

"Come stai, baby girl? Non parliamo più da così tanto... sei sempre così impegnata, e io ho sempre paura di disturbarti, ah? Ma non pensare che mi sia dimenticato di te. Di voi. Te e Tish, siete la luce dei miei occhi, lo sai? La luce dei miei occhi..."

Bea, più indietro, vibra di insofferenza ferita - a casa il figlio ancora neonato che ha avuto con una rockstar con quasi il triplo dei suoi anni. Mare immagina, ma non le importa.

"E lo so che sembrava di no. Io sono fatto così, mi distraggo facile. E quando faccio musica mi perdo, faccio solo quello, e tutto il resto diventa sfumato... ma non è perché non sia importante. Voi due lo siete sempre state. Voi due, e tua madre... non ho mai amato nessuno come ho amato tua madre. Anche con tutte le stronzate che ho fatto. La coca, i tradimenti... quella bella macchina che ti ho perso a poker, ancora racconti la storia quando devi parlare di me, vero? Bel padre del cazzo che vi siete ritrovate. Ma ci ho provato. Non ci sono riuscito, ma ci ho provato... ma voi, tu soprattutto, tu hai preso i geni di tua madre, invece che i miei."
"Temo di non aver preso i geni di nessuno di voi due, Jake."
"E' tutto ciò che un genitore vuole, lo sai? Una connessione con i suoi figli. E hai ragione tu, io con voi non ce l'avevo. Non di sangue, e non artistica, perché tu e Tish siete uscite con una testa così, enorme e piena di cose, mentre io ho sempre suonato con le vene, con la pelle, e la testa ce l'ho sempre avuta vuota. E poi quando abbiamo scoperto delle ali... l'ho capito subito, prima di capirlo con questa zucca leggera che mi ritrovo. Ho capito che sarebbe stata una cosa troppo enorme perché non diventasse la parte più grande della vostra vita, e io non ce l'avevo. Io non potevo capirla. Capire voi. Mi si è spezzato il cuore. E ho rinunciato. Non avrei dovuto, ma ho rinunciato."
"Jake..."
"No, fammi finire. Non sto cercando giustificazioni, ti prego credimi, non sto cercando giustificazioni per tutta la merda che vi ho fatto piovere addosso. Però è importante che tu lo sappia. Perché... perché penso sempre a quello che direte al mio funerale, tu e Tish. Siete due giovani donne meravigliose, te l'ho mai detto? Siete piene di cose, e di parole, di parole enormi e giuste e mi chiedo sempre se quelle parole le spenderete anche per me, o se... ora che non ho più niente da darvi. Ora che siete cresciute senza di me, aspettando che io mettessi la testa a posto, e non l'ho messa. Mi dispiace baby girl."

Mare oscilla le gambe nel vuoto, fingendo di non avere gli occhi lucidi. Marcus la guarda da lontano, può sentirne il cuore sbattergli contro le costole, ma lo ignora. Ignora Bea dietro di loro, anche lei a distanza, abbastanza intelligente da sapere bene come gli Sherman siano una bolla di individui feriti e disfunzionali, ma una bolla impenetrabile nondimeno. Mare fa un altro tiro alla sigaretta, si fa scendere il fumo fino in fondo ai polmoni.

"Quando Marc mi tradì, e finì su tutti i tabloid, ti stava già simpatico, lo trattavi già come fosse un tuo figlioccio. Però prendesti la mazza da baseball che ti autografò quando eri piccolo Nolan Ryan e andasti a spaccargli tutti i finestrini della ridicola Ferrari che si era comprato da neanche un mese. E quando Tish finì in ospedale la prima volta e il chirurgo vi disse che non erano riusciti a ripararle l'ala, minacciasti tutti di denunciarli e poi gli desti un pugno per cui fosti denunciato tu."

Marcus sbuffa una risata esasperata, mentre gli occhi di Sally si irretiscono di lacrime commosse. E' un uomo ormai anziano, pensa lei. Si sporge di lato e gli poggia un bacio dei più affettuosi sulla guancia.

"Nessuno è perfetto, papà. Hai sempre ragionato poco e reagito di pancia, ma hai fatto quello potevi. Mi hai mandato alle migliori scuole e mi hai fatto sempre fare quello che volevo, anche quando non lo capivi. E' tutto ciò di cui avevo bisogno."
"E sei felice adesso? Hai una vita felice, baby girl? Qualcuno che ti ama, e un lavoro che ti piace?"

Marcus sembra irrequieto sulle proprie gambe, lei lo percepisce appena con la coda dell'occhio. Si ricorda di aver lasciato la pochette con dentro il suo cellulare al tavolo, e all'improvviso sente un senso di urgenza scivolarle sulla pelle.

"Sì."
"Me lo giuri?"
"Te lo giuro."

Sally prende un respiro profondo, sorride, spalanca le braccia e si lascia cadere all'indietro. Sbatte una spalla contro il pavimento della terrazza prima che Marcus riesca ad acchiapparlo, ma non è grave. E' pronto ad essere trascinato nel suo hotel da Bea, e Mare lo lascia fare.

* * *

La notte la passa nella suite di Marcus a parlare e a bere alcolici che non potrebbe comprare, tracannandoli senza gusto come se dovesse fare scorta di oblio prima di tornare nel mondo reale. Esagera, e la mattina dopo ha solo un ricordo molto vago di Marcus che le accarezza i capelli nel panico più totale mentre lei piange parole incomprensibili rannicchiata sul pavimento del bagno. Riceve due chiamate: la prima riguarda Routh, la seconda riguarda Benedict. Lo stomaco le viene stretto e contorto da due tenaglie di angoscia che esercitano prese ugualmente salde ma diverse, accomunate da un senso di imminente disastro che la sta rincorrendo ormai da mesi, e che da poche settimane pensava di essere riuscita a scavalcare.

Evidentemente no. Sveglia Marcus e gli chiede molto piano di prendere la sua macchina ridicolmente costosa e accompagnarla a Philadelphia. Lui si lamenta un po', finché non apre gli occhi e la guarda in faccia. Le chiede dieci minuti per vestirsi, ma gliene bastano nove per essere già fuori dalla porta.