“Look! I’m telling you from my heart, our enemy is not the axe. It’s us, ourselves. If we could grow straight without bending, every axe would lose a handle, so we could save ourselves from being cut. --So, from now on, we need to grow straight without bending, so that every axe will lose a handle”
martedì 27 settembre 2016
Ordinary Day
"E quali sono i momenti in cui il dolore é piú intenso?"
Sempre, vorrebbe rispondere. Anche quando si sente bene, la paura del dolore che arriverá piú tardi le totalizza la mente, le impedisce di concentrarsi su ció che sta facendo.
Invece risponde "la sera". La sua dottoressa appunta qualcosa, lei prende un respiro profondo. "Soprattutto nei giorni immediatamente successivi. A volte non riesco a muovermi. Vuol dire che sta funzionando?"
"Non esattamente, vuol dire solo che sta avendo un effetto. Come sai, non ci sono cure definitive, solo trattamenti. Ed é presto per dire se stiano avendo successo o meno. Deve avere pazienza, miss Sherman."
Lei sospira. Guarda l'orario, é giá tardi. Una volta uscita dalla clinica, chiama Marc e gli dice che dormirá da lui - si dimentica che dovrebbe chiedere, e lui glielo fa notare. La cosa la fa arrabbiare cosí tanto, e in modo cosí irrazionale, che gli attacca in faccia e ignora tutti i suoi successivi messaggi. Invece va a Grand Central e compra un biglietto per tornare a Philadelphia la sera stessa.
Sul treno, é impegnata a leggere il romanzo d'esordio di un'autrice etiope quando un trentenne con una bella mascella squadrata e occhi azzurri le si siede accanto senza chiederle il permesso, e le chiede se non é "quell'attrice mutante di quel film quasi famoso". Lei risponde di no. Lui ride, poggia un dito sulla copertina del libro e la spinge, chiedendole cosa sta leggendo. Lei non risponde. Lui inizia a spiegarle il vero problema con i superumani e come risolverlo. Senza che lei apra bocca neanche una volta, continua a parlare per tutto il viaggio.
Dal momento in cui varca la soglia di Mutiny a quello in cui riesce a salire al secondo piano, dove c'é il suo appartamento, passano due ore. Cade sul divano e accende la tv. Fa zapping finché le news mondane non mostrano il volto di sua madre, in un abito sobrio e costosissimo, mentre parla di fronte a una platea di suoi pari di come sia difficile avere successo nello show biz da donna. Sprofonda un po' piú nel divano e continua a fare zapping, finché non inciampa nella replica di una vecchia stagione di Dancing With The Stars. Ci incontra una faccia conosciuta che le strappa nonostante tutto un sorriso. Quel ballo se lo ricorda, l'ha giá visto su una televisione decisamente piú grande. Si mette comoda sul divano, prende un paio di antidolorifici e si addormenta guardando la puntata, sorprendendosi di come il dolore, almeno per quella notte, non riesca a svegliarla.