Apre gli occhi, non ci riesce, li richiude. L'ultima persona che ricorda Xander, il suo torace enorme, il suo viso sfigurato dall'ustione. Si cerca con le mani il petto, ma sotto i polpastrelli sente soltanto una fanghiglia umida di sangue addensato, di carne sciolta. Le fa così male che sviene di nuovo, poi si risveglia. Continua lo stesso iter per un tempo infinito, finché l'anestesia non la butta definitivamente giù.
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Una volta l'ha tradito anche lei, ma per vendetta. L'Hollywood Snitch aveva pubblicato delle foto telescopiche di lui su uno yacht con un'altra, stesi al sole in atteggiamenti poco fraintendibili. Non che non glielo avessero detto: i tour europei funzionano così, e per lui era il primo. Lei non ci aveva creduto, illogicamente sicura della loro relazione. Aveva passato due giorni a ignorare le sue chiamate e a studiare con maniacale attenzione se il modo in cui lui le teneva i fianchi, le accarezzava i capelli, le stava tra le cosce somigliasse al modo in cui teneva i fianchi, accarezzava i capelli o stava nelle cosce a lei. Con ancora maggiore cura aveva cercato di valutare quanti centimetri di altezza avesse più di lei, quanti chili di meno, se il seno fosse vero o rifatto, se i capelli rossi fossero tinti o genetici. Aveva pianto di rabbia e di umiliazione tanto da preoccupare addirittura i suoi genitori disattenti.
Il terzo giorno si alzò e aspettò la sera. Si truccò, si mise dei tacchi alti e nell'uscire con il primo nome dei suoi contatti non si preoccupò neanche di evitare i paparazzi: anzi, passò loro attraverso. Ad oggi, il ricordo dei due giorni successivi rimane confuso. Il primo contatto della sua lista, cancellato. Quel senso di umiliazione arrabbiata, invece, ha trovato nuove forme e nuove origini. Concime diverso. Ma non smette ancora di avvelenarla.
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"Sei ancora, sei sempre la stronza che mi ha spezzato il cuore", le chiarisce mortalmente serio. "Ma a quanto pare il mondo sta per finire, e nemmeno due come noi meritano di crepare da soli."
Lei ride, le lacrime le scivolano lungo le tempie.
"Sai di cosa ho paura?", gli chiede. Marc scuote il capo.
"Ho paura", continua lei, "che il giorno arriverà, e poi passerà. Noi saremo le stesse persone, e non una singola cosa cambierà. Sarà tutto identico."
Deglutisce, la gola le fa male.
"Ho paura", rinizia, la voce le si spezza in gola. "-- Che il mondo non finirà. Che saremo tutti condannati a vivere. E' di questo che ho paura."